L’assessore Defilippi avverte: “Lupi in Valsesia, addirittura vicino alle piste di fondo, è ora di intervenire”

A Riva Valdobbia, a pochi passi dalla pista da fondo, un animale è stato attaccato da un lupo. L’immagine shock postata sui social nei giorni scorsi mostra alcuni sciatori attoniti di fronte alla carcassa di un animale scuoiato e spolpato fino all’osso. Una situazione davanti alla quale non si può più far finta di nulla.

«Ormai siamo difronte ad un fenomeno che comporta un radicale cambiamento della concezione della vita in montagna – afferma Marco Defilippi, assessore all’Agricoltura dell’Unione Montana Valsesia – dobbiamo prepararci. Il rischio concreto è che la gente abbandoni la montagna. Per far posto al lupo? Ne vale la pena? È il caso di riflettere e di agire».

Defilippi esprime grande preoccupazione per il ripetersi delle predazioni: «L’immagine che sta facendo tanto scalpore è stata scattata proprio in questi giorni, ma è simile a tante altre che purtroppo vediamo sempre più di frequente, e che suscitano due tipi di reazioni: gli agricoltori sono preoccupati, gli animalisti accaniti nella difesa del lupo. I fatti però parlano da soli: non c’è spazio per idealismi, è necessario rendersi conto che questo problema rischia di diventare molto serio e compromettere il futuro della montagna».

La questione, in Valsesia come in Ossola e nel Biellese, sta assumendo contorni sempre più complessi. Se gli animalisti sostengono il diritto del lupo a vivere libero e a predare in territori che gli appartengono per diritto naturale, contestualmente tutti coloro che quotidianamente e faticosamente vivono la montagna cominciano a chiedersi se ancora valga la pena di rimanere nei piccoli centri a custodire un territorio che si fa sempre più difficile, ora minacciati anche da un altro nemico contro il quale sono impotenti.

«La presenza del lupo può avere conseguenze penalizzanti per tutti: al momento sono gli allevatori a pagare un caro prezzo, con numerosi capi ormai vittime di assalti notturni, ma il predatore si sta spingendo sempre più vicino alle aree abitate: e se un giorno a venire attaccato fosse un bambino? E se fosse un escursionista? La paura si fa concreta e la gente valuta se sia il caso di rimanere qui. E allora rischiamo di andare incontro ad un futuro di abbandono per la montagna, e questo sarebbe drammatico anche per coloro che comodamente pontificano dai loro appartamenti in città, pronti a venire a passeggiare nel fine settimana tra i sentieri montani ben custoditi, ammirando paesaggi curati, con prati, alpeggi e rifugi. Tutto questo è frutto del lavoro dell’uomo, non dimentichiamolo».

In questi momenti si susseguono le dichiarazioni di chi vive e lavora in montagna, molti sono coloro che si dicono pronti a gettare la spugna a fronte dell’ormai evidente presenza del lupo e dell’assoluta mancanza di programmazione per eventuali misure di contrasto: gli allevatori temono di dover vedere morire le loro attività mentre le famiglie che risiedono sul territorio cominciano ad avere preoccupazione per la propria incolumità.

«Penso anche a coloro che accudiscono gli animali negli alpeggi – aggiunge ancora Maro Defilippi – sono persone particolarmente esposte, trascorrono lunghi periodi in situazioni isolate: i lupi si avvicinano alle abitazioni ormai senza timore e questi pastori potrebbero diventare prede come i loro animali».

Defilippi conclude con una promessa: «Noi come Unione Montagna ci rivolgeremo alle sedi opportune, e parlo in primis della Regione Piemonte, affinché ci sia la giusta attenzione al problema. Non possiamo più stare a guardare, è necessario che si crei una sinergia operativa tra enti, operatori della montagna ed esperti ambientalisti affinché questo fenomeno venga controllato: troppo spesso si è corsi ai ripari con colpevole ritardo di fronte a rischi evidenti, stavolta bisogna evitare che accada».

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