Federico Grassi racconta il suo Enrico IV: “Pirandello un autore che mi chiama a sé”

Poco più di un secolo fa il teatro viene scosso da una profonda rivoluzione. Con Sei personaggi in cerca d’autore (1921) ed Enrico IV (1922), Luigi Pirandello scopre il vaso di pandora iniziando una profonda analisi di ripensamento del teatro stesso che coinvolge il rapporto tra personaggio e attore.

Il discorso meta-teatrale del drammaturgo siciliano è sintetizzato otto anni più tardi in Questa sera si recita a soggetto (1930), quando il regista Hinkfuss pronuncia queste parole: «L’unica sarebbe se l’opera potesse rappresentarsi da sé, non più con gli attori, ma coi suoi stessi personaggi che, per prodigio, assumessero corpo e voce».

Insomma, da Pirandello in avanti la vita di chi sceglie il teatro non sarà più la stessa. Lo sa bene Federico Grassi, vercellese, che proprio in questi giorni si sta preparando al debutto in La maschera nuda della follia ovvero Enrico IV di Antonio Luca Cuddè, che andrà in scena venerdì 31 marzo ore 21 al Teatro Sociale Delia Cajelli di Busto Arsizio. Grassi avrà il ruolo di protagonista e regista dell’allestimento.

«Pirandello è un autore che mi perseguita e che mi chiama a sé. È senza dubbio un gigante», ci ha confidato Grassi che è direttore artistico della rassegna Giornate Pirandelliane (a fondo articolo la locandina in pdf). Un primo assaggio è stato dato il 16 e il 17 marzo con L’uomo dal fiore in bocca, insieme ad Andrea Gosetti, al caffè Oscar di Busto Arsizio. «Abbiamo portato l’opera al di fuori del luogo istituzionale, attualizzandola e inserendola in un contesto che era poi lo stesso pensato da Pirandello».

Gli altri due appuntamenti sono lo spettacolo di venerdì 31 (in precedenza due rappresentazioni per gli studenti che insieme alla prima faranno registrare 1.400 presenze) e la conferenza di Umberto Galimberti dal titolo Uno, nessuno e centomila. I problemi dell’identità (sabato 1 aprile ore 16.30, sempre al Cajelli di Busto). «Volevo – prosegue Grassi – che si parlasse dei temi affrontati da Pirandello anche da un punto di vista sociologico. Perciò chi meglio di Galimberti, che, oltre a essere un’autorità riconosciuta, ha dedicato diversi suoi studi ai giovani».

Sì perché Grassi ha pensato questa rassegna soprattutto per loro. A cominciare, come detto, dalle due repliche per le studentesche. Giovani che hanno partecipato e stanno partecipando attivamente al progetto su Pirandello. I ragazzi del Liceo Artistico di Legnano, che da tre mesi ci stanno lavorando su, hanno realizzato le scenografie de La maschera nuda della follia, mentre altri stanno producendo un documento che racconterà tutto il percorso svolto durante le giornate pirandelliane. «Stanno vivendo e respirando il teatro a pieni polmoni», ci confida con orgoglio l’attore vercellese.

Ma torniamo un attimo al ruolo nel quale si calerà Federico Grassi venerdì sera: «Il personaggio è una metafora della solitudine di oggi, un uomo che ferma il tempo e manifesta una follia non patologica, bensì filosofica. Volevamo anche trasportare il capolavoro di Pirandello nel 2023, così abbiamo sostituito la drammaturgia di un secolo fa con una più contemporanea, mantenendo la sua classicità ma con un’operazione di attualità. In sostanza la domanda è: cosa significa oggi la vicenda di Enrico IV?».

Grassi ci spiega che «Enrico IV è sì un esteta della vita che trova un escamotage per sfuggire dalla realtà, ma non dimentichiamoci che la sua è anche una grande storia d’amore. Lui cerca di fare operare una scelta alla donna amata, quella tra l’amore folle e tra l’amore ragionato. I due alla fine vogliono ricongiungersi, ma ciò succederà in maniera traumatica».

Gli fa eco Antonio Luca Cuddè: «Questo nostro testo, maturato dentro un gruppo, che ha avuto la necessità di mettere in scena la lezione pirandelliana, diventa oggi, all’indomani della pandemia di Covid-19 e con un’operazione speciale, ovvero guerra, alle porte dell’Europa, una testimonianza contemporanea, tra manicomio, maschere e necessità di coprirsi, come una cartina di tornasole per comprendere questi ultimi anni, nei quali siamo stati messi alla prova nella salute fisica, ma molto di più nella salute mentale dei singoli e della collettività. Pirandello è già entrato nelle nostre vite, le nostre corde sono già in movimento, occorre riconoscerle per attuare di conseguenza»

Ne La Maschera nuda della follia una menzione particolare merita Tiziana Bagatella, attrice di teatro, cinema, televisione e doppiatrice, che ha lavorato con registi e attori tra i più significativi: Roberto De Simone, Giorgio Albertazzi, Franco Zeffirelli, Mauro Bolognini, Dario Fo, Flavio Bucci, Irene Papas. Ricordiamo infine che, oltre a Federico Grassi, anche un altro vercellese partecipa allo spettacolo. È il chitarrista vercellese Alberto Bocchino che ha composto le musiche con il suo ex allievo Marco Ielmini.

La Maschera nuda della follia ovvero Enrico IV non si fermerà a Busto Arsizio. Nella prossima stagione sarà rappresentato nei teatri del Piemonte e ci auguriamo che possa fare tappa anche al Teatro Civico di Vercelli.

Federico Grassi è diplomato alla Bottega teatrale di Firenze diretta da Vittorio Gassman, con il quale debutta in Macbeth di W. Shakespeare. In trent’anni di carriera è stato diretto, fra gli altri, da: Vittorio Gassman, Giorgio Strehler, Dario Fo, Mario Missiroli, Sandro Sequi. Ha lavorato, fra gli altri, con: Giorgio Albertazzi, Giulia Lazzarini, Anna Proclemer, Gianni Agus, Giulio Brogi, Piera degli Esposti, Anna Maria Guarnieri. Ha inoltre avuto una lunga collaborazione artistica con Turi Ferro che li ha visti recitare insieme nei grandi allestimenti pirandelliani e in numerose commedie da Molière a Shakespeare. Ha diretto come regista svariati allestimenti tra i quali ricordiamo Edipo re di Sofocle, L’uomo dal fiore in bocca di L. Pirandello, Una notte di Casanova di F. Cuomo, Ultima fermata da Sunset Limited di Cormac McCarthy.

Massimiliano Muraro

Locandina Giornate Pirandelliane

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