Vestiti, ed esci a vedere: “Il filo nascosto”

IL FILO NASCOSTO (cinema Italia, Vercelli)
Paul Thomas Anderson, il geniale regista di “Magnolia” e di “Boogie Nights – L’altra Hollywood” ritorna a far parlare sé dopo il discusso, ma pur sempre notevole “The Master” (il film su Scientology), con un’opera di cui la critica sta parlando in germini entusiastici: “Il filo nascosto”.
Ispirandosi dichiaratamente al suo regista-simbolo (suo, ma anche, ad esempio, di Stanley Kubrick), il tedesco Max Ophüls, ed in modo particolare a due suoi film, “Lettera da una sconosciuta” e “Presi nella morsa”, Anderson affida ad uno strepitoso Daniel Day-Lewis il ruolo dello stilista dell’alta società londinese, Reynolds Woodcock, che vive nella sua casa-atelier con la sua compagna, Alma, e con la sorella Cyril.
Il rapporto con Alma, umile cameriera, accolta nella casa prima come modella e poi assurta a compagna, per essere in fretta “degradata” al semplice ruolo di collaboratrice, una delle tante, si fa sempre più tormentato e problematico: Reynolds maltratta, insulta e, soprattutto, mal sopporta Anna, che arriverà addirittura ad avvelenarlo.
Il filo nascosto del titolo è quello con cui la coppia viene tenuta insieme dopo ciascuna delle continue rotture.
Siamo di fronte ad un film giudicato dalla critica “stupefacente” con un tris d’assi di attori degno di ogni celebrazione: abbiamo già citato Day-Lewis (che noi adoriamo dai tempi del’Età dell’innocenza), aggiungiamo le due donne Vicky Krieps e Lesley Manville.
Tris d’attori da applausi, ma è la messinscena a risaltare in un modo che non sarebbe dispiaciuto al “re del melodramma”, appunto Ophüls.
LA RECENSIONE-FLASH:
ORE 15:17 ATTACCO AL TRENO. Ma davvero il regista di questa cosetta fragile e a tratti ridicola è il creatore di capolavori assoluti come “Mystic River”, “Gli spietati”, “Million Dollar Baby”, “Gran Torino”, etc? Non possiamo crederlo. Tre quarti di “Ore 15:17 Attacco al treno” sono un miscuglio tra due pessimi film, “Letters to Juliet” di Gary Winick e “To Rome with Love” di Woody Allen. Dopo un primo tempo non disprezzabile, ecco, purtroppo, l’inquadratura cartolinesca che si apre sul Colosseo, mentre ascoltiamo “Nel blu dipinto di blu”. E a noi, eastwoodiani da sempre, abbiamo chiuso gli occhi. Per non vedere. Voto: 5 (di stima).
EDM

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