Vercelli Amica sull’impianto biogas nella ex Polioli: “Vercelli non deve essere la pattumiera del Piemonte”

Un esempio di impianto Biogas da compost

Ieri era stata la Provincia di Vercelli a dare un secco “alt” all’accelerazione delle ultime settimane per la realizzazione di un impianto di compostaggio, per il trattamento di rifiuti organici da tramutare in biogas, nell’area ex Polioli (leggi qui). Una frenata dettata principalmente dal fatto che una struttura del genere che potrebbe arrivare a trattare anche più di 100 mila tonnellate/anno di organico, avrebbe un impatto non indifferente sul tessuto urbano vercellese e della comunità, vista anche la posizione a ridosso della città. Per questo la Provincia chiede di iniziare la discussione nella conferenza dei servizi del 20 febbraio prossimo, “ma nulla fino ad allora si deve muovere”.

Maurizio Randazzo e Enrico Demaria

Oggi sono Maurizio Randazzo ed Enrico Demaria, ossia il gruppo di Vercelli Amica in Comune, che senza mezzi termini chiedono di vederci chiaro sulla natura del sito e sul suo futuro impatto sulla città. Perché la nuova struttura avrà dimensioni ragguardevoli, ricordano da Vercelli Amica, e si trova non solo vicino alle case ma anche a poche centinaia di metri di distanza dagli ospedali.

 

“Tale impianto dovrebbe smaltire circa 100 mila tonnellate (105 mila per l’esattezza) all’anno tra organico, rifiuti agroindustriali liquidi e solidi e verde – scrivono Randazzo e Demaria in una interrogazione -. Vanno valutate le perplessità sollevate anche dal Presidente della Provincia e dall’Assessore all’Ambiente della Provincia i quali, molto preoccupati, fanno notare che su tutto il territorio vercellese e Valsesiano, secondo i loro calcoli, si producono meno di 20 mila tonnellate all’anno di organico che già finiscono agli impianti di Santhià e di San Nazzareno” sottointendendo che, quindi, i rifiuti potrebbero giungere da altre parti del Piemonte a Vercelli e forse anche da altre regioni”. I consiglieri si domandano “come si farà dunque con l’odore nauseabondo che spesso si ravvisa in tutta la città e che più volte i chiarimenti tecnici hanno portato ad indicare proprio nel sito di San Nazzaro l’origine dei miasmi” che con il nuovo impianto presumibilmente crescerà?”.

Per Demaria e Randazzo “La città non può sopportare questo attacco alla salubrità della sua aria e che non ci siano ragioni occupazionali che tengano a giustificare questo scempio. Per questo vogliamo sapere quale sarà l’orientamento che l’amministrazione comunale terrà durante la Conferenza dei Servizi del prossimo 20 febbraio, invitandola ad approfondire attentamente il problema e ad allinearsi alla posizione dell’amministrazione provinciale. Tutto ciò per evitare che il capoluogo, considerate le previste e abnormi dimensioni dell’impianto, diventi la spazzatura del Piemonte, e forse non solo”.

 

 

Più blanda, ma sempre critica, la Lega che, in una lunga nota, parla di valutazioni a 360° da fare sulla questione “Non sottovalutando la richiesta di posti di lavoro che, ahinoi, è una triste realtà allo stato economico sociale attuale non possiamo altresì non sottolineare che tali progetti debbano essere vagliati con la massima scrupolosità, sia tecnica che politica, dato che saranno, se approvati, vincolanti nel lungo periodo in merito allo sviluppo della città stessa. Vorremo sottolineare altresì l’aumento esponenziale del traffico veicolare riguardante i mezzi pesanti, con relativa aero dispersione di polveri sottili, per l’approvvigionamento del materiale per tale impianto e in questo caso si può facilmente ipotizzare la circolazione di migliaia di mezzi all’anno”. Prosegue la Lega con Gian Carlo Locarni: “l’iter amministrativo, seppur corretto, presentato dai proponenti deve avere un vaglio politico di spessore e non ci si può nascondere dietro la semplicistica, seppur importante, creazione di alcuni posti di lavoro. Sarà fondamentale comprendere costi e benefici sociali di tale opera senza entrare nel meccanismo di un ambientalismo ideologico che sposerebbe gioco forza l’effetto Nimby, bisognerà attenersi ad un ambientalismo ragionevole e ragionato che valuta a 360° le varie sfaccettature che tale impiantistica comporta, prediligendo una politica di autodeterminazione dei propri rifiuti e tralasciando un business interregionale che non ha ragion di esserci se non per interesse privato”.

 

l.a.

 

 

 

 

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