Tutti i colori di Silvia

Di Silvia Grua e della sua storia avevamo già parlato qualche tempo fa, quando aveva deciso di cimentarsi in una delle più folli imprese ciclistiche che mente umana abbia concepito: l’Everesting. Era appena scoccata la mezzanotte del 4 settembre del 2021, ora in cui Silvia inforcò la sua bicicletta e cominciò ad andare su e giù per la salita della Broglina sulla Serra morenica.

La percorse 27 volte, tante quante bastavano a raggiungere il dislivello positivo di 8.484 metri, l’altezza sul livello del mare dell’Everest, la montagna più alta del mondo. In tanti quel giorno la accompagnarono e fecero il tifo per lei: chi da bordo strada, chi affiancandola in bici anche solo per un’ascesa, chi per tutto il tragitto dall’inizio alle fine.

Silvia lo fece per due motivi. Il primo è perché le piace pedalare, specie quando la strada si inerpica; il secondo per raccogliere fondi da devolvere alla ricerca sul cancro, nella fattispecie alla Fondazione Veronesi. Sì perché a Silvia il cancro fu diagnosticato quando aveva 34 anni. Una notizia che le cambiò la vita, ma a cui seppe reagire, complice la sua inguaribile testardaggine e la sua passione per lo sport.

Prima come podista, poi come ciclista, non si contano i cimenti che ha portato a termine con successo. Tra una camminata e una pedalata Silvia Grua ha riempito fogli su fogli di appunti, perché le è sempre piaciuto fissare su carta ciò che aveva provato sulla pelle. Un giorno le è successo di rileggersi e rileggendosi ha capito che stava rivivendo le stesse emozioni provate all’ennesima goccia di sudore che colava dalla fronte.

Il passo successivo è stato automatico: ordinare con metodo quel che aveva scritto. A quel punto si è detta: «E se provassi a pubblicare un libro?». Pronti via, c’è voluto poco per trovare una casa editrice illuminata, nel nostro caso Capovolte di Alessandria, che le desse l’ok. È in questo modo spontaneo che è nato I colori della salita. Ho sorriso alla vita pedalando fino al tetto del mondo.

C’è raccontata tutta la vita di Silvia Grua da Villareggia, le cose belle e quelle brutte. L’amore per la natura, il richiamo del movimento sfogato fino allo sfinimento, la diagnosi, la determinazione nel continuare a inseguire i propri sogni, il completamento del percorso Alta Via 2 in Val d’Aosta (un tour che scoraggerebbe anche una persona bene allenata), la rivelazione della bicicletta, le prime salite al Nivolet e le granfondo, fino appunto all’Everesting.

I colori della salita non è un libro di sport come siamo abituati a intenderlo. È un diario intimo di una persona che nonostante i conti presentati dalla vita, non ha abbassato gli occhi, non si è fermata e a testa alta ha voluto con tutte le sue forze viverla quella vita.

La rinascita – è questa la parola che preferisce Silvia – non ha significato solo portare a termine i suoi obiettivi. Per lei ha voluto dire assaporare le piccole cose: «la cioccolata calda nelle soste delle uscite invernali, la coperta sul divano che mi riscalda dopo aver pedalato con il vento in faccia, i primi raggi del sole che mi intiepidiscono all’alba, o spegnere la frontale per farmi guidare dal bagliore delle stelle».

Silvia Grua è una che vive lo sport come seconda pelle e chi è come lei non guarda mai indietro, ma sempre avanti, fino alla cima. «Continuare a mordere questa strana, difficile, imprevedibile, ma unica vita che abbiamo. E arrivare lassù, tutto il resto non conta».

Massimiliano Muraro

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1 commento

  1. Un brutto giorno ha condotto ad una esperienza individuale irripetibile che altrimenti non sarebbe accaduta!
    «la cioccolata calda nelle soste delle uscite invernali, la coperta sul divano che mi riscalda dopo aver pedalato con il vento in faccia, i primi raggi del sole che mi intiepidiscono all’alba, o spegnere la frontale per farmi guidare dal bagliore delle stelle»
    ..
    https://www.youtube.com/watch?v=ToZOhQfRM8Q

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