Notizia terribile per il mondo del lavoro vercellese: dopo 51 anni chiude la “Cerutti”

Vercelli – La notizia era nell’aria, ma i lavoratori, che non ci volevano credere hanno sperato fino all’ultimo. Purtroppo però l’annuncio di poco fa è stato ferale: dopo 51 anni, lo stabilimento di Vercelli delle Officine Meccaniche “Cerutti”, che era stato voluto dall’allora proprietario Luigi Cerutti, d’intesa con il manager vercellese Ferruccio Mairino, e che per decennio aveva rappresentato un fiore all’occhiello dell’industria italiana, chiude definitivamente.

Sono stati annunciati, tra Vercelli e Casale, 173 esuberi e resterà in attività solo lo stabilimento di Casale Monferrato dove sarà costituita una Newco che occuperà 125 dipendenti. E dire che solo pochi mesi fa sembrava che a doversi salvare fosse lo stabilimento di Vercelli; erano state avviate trattative importanti con due gruppi esteri, ed in particolare tutto lasciava propendere per una positiva conclusione con un gruppo messicano, assai considerato. Ma Covid ha scompaginato tutto e si è arrivati all drammatica soluzione di queste ultime ore. La scelta di sacrificare (cioè di vendere) lo stabilimento di Vercelli anziché quello di Casale è dovuta al fatto che, essendo assai meno datata, e per giunta dotata di un Centro ricerche, la fabbrica sulla strada per Trino è assai più appetibile rispetto a quella obsoleta di via Adam a Oltreponte.

In una città già minata pesantemente dagli effetti economici di Covid si tratta di una notizia apocalittica. Lunedì i lavoratori metteranno in atto un presidio davanti allo stabilimento e a mezzogiorno una delegazione sarà ricevuta dal prefetto Garsia.

Questo il comunicato emesso dall’azienda:

«Lo scoppio della pandemia covid-19 ha interrotto l’implementazione di un articolato progetto di riorganizzazione e ristrutturazione del Gruppo Cerutti, che era stato delineato a fronte delle manifestazioni di interesse ricevute da importanti operatori industriali internazionali e che era stato lungamente dibattuto ed approfondito con gli stessi nei mesi precedenti. In attesa e confidando di poter in qualche modo riprendere le trattative con i predetti investitori o eventualmente di cogliere nuove opportunità, una volta che si avrà maggiore visibilità sugli effetti che la pandemia ha provocato sulla economia e sulla finanza in tanti Paesi, le Società hanno lavorato ad una soluzione alternativa, ancora attualmente allo studio, nell’ambito della quale si inserisce una manovra sul personale attualmente impiegato nelle Società Officine Meccaniche Giovanni Cerutti S.P.A. e Cerutti Packaging Equipment S.p.A., nei termini che le Società stesse hanno illustrato alle organizzazioni sindacali».

«A breve, le Società intendono quindi presentare agli organi delle procedure di pre-concordato pendenti avanti il competente Tribunale di Vercelli, le linee guida dell’operazione alternativa, che si ritiene funzionale alla salvaguardia dell’avviamento e della continuità aziendale e che vuole tutelare anche l’occupazione nel territorio, pur con i dolorosi ma necessari esuberi. La storia e il rapporto tra Gruppo Cerutti e le organizzazioni sindacali si sono sempre sviluppati con reciproco rispetto e collaborazione, nella ricerca delle migliori soluzioni da adottare a favore dei lavoratori e delle loro famiglie. Anche in un momento così difficile, il Gruppo ed i suoi azionisti non mancheranno di proporre e coltivare tutte le possibili iniziative per rendere meno doloroso il cambiamento che si prospetta».

«È opportuno ricordare che, già dal 1° febbraio 2020, le Società insieme con le organizzazioni sindacali, avevano chiesto e ottenuto dal Ministero competente, fino al 31 gennaio 2021, la cassa integrazione in deroga per tutti gli attuali 288 dipendenti di Officine Meccaniche Giovanni Cerutti S.p.A. e Cerutti Packaging Equipment S.p.A. Infine, è anche doveroso ricordare che le aziende del Gruppo al momento dell’acuirsi della crisi della carta stampata, con forte senso di responsabilità, e sempre a favore della difesa dell’occupazione, avevano scelto di consentire il passaggio dagli occupati di allora che erano 652 agli occupati di oggi che sono 288, con decremento dell’organico di 364 unità, prevalentemente attraverso il raccordo alla pensione e pertanto senza mettere in atto alcuna procedura di mobilità ostile».

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