L’epopea dei “corti” di Hitchcock in un bel libro di Simonelli e Balsamo

La celeberrima serie arrivò in Italia nel 1959

 

Vercelli – La musica, diventata celeberrima proprio grazie a lui, era quella della “Marcia funebre delle marionette”di Gounod. E poi c’era la stilizzazione del suo profilo panciuto, nel quale lui, Alfred Hitchcock, si infilava prima di introdurre l’argomento del telefilm: ventitré minuti filati, senza interruzioni pubblicitarie che ti inchiodavano davanti alla tivù in bianco e nero.

Generazioni, prima di americani (dal 1955) e poi telespettatori di tutto il mondo, incominciarono ad ammirare quelli che oggi si chiamano i “corti”, ma che allora, erano semplicemente i telefilm della serie “Alfred Hitchcock Presents” che, dal ‘62  al ‘64 incominciarono ad allungarsi fino a 58 minuti e che poi, in una terza serie, in teoria  postuma (visto che il “re della suspense”era morto nel 1980,  tornarono alla lunghezza (anzi “cortezza”) originaria.

Giorgio Simonelli, noto volto televisivo

Sui telefilm di Hitchcock hanno scritto un libriccino delizioso, “Brividi sul divano”, edito da Marietti  (Bologna), la psicanalista bolognese di formazione filosofica, specializzata in Estetica, Psicanalisi e Cinema Beatrice Balsamo e il docente vercellese di Teoria tecniche del giornalismo alla Cattolica, nonché opinionista televisivo affermato, Giorgio Simonelli.

Si tratta di un affettuoso (e ricco di notizie) omaggio a quella serie di cui tutti noi ci siamo innamorati e che in Italia andò in onda la prima volta la sera del 17 gennaio 1959. Serie costruita sempre nello stesso modo: un’introduzione del regista inglese, poi il telefilm e la conclusione di Hitch, quasi sempre surreale e spesso legata alla storia solo da un flebile aggancio.

“Brividi sul divano” snocciola trame per fare in modo che i meno giovani di noi si diano una manata in fronte, affermando, felici e quasi increduli: “Me lo ricordo benissimo”. Ma poi c’è anche il legame con i film importanti, la scoperta delle donne che ne sarebbero state protagoniste, i tic di Hitch. Insomma leggere le poco più di cento pagine del libriccino è come assaporare un buon vino, con gli occhi e con l’olfatto, prima di gustarlo.

Libro per chi ama il cinema e il cinema alla televisione in bianco e nero, per chi ama l’ironia per chi vuole capire come lavorasse fuori dal set del grande schermo uno dei più grandi registi che siano mai esistiti.

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