Quando fa troppo caldo o troppo freddo, le Ferrovie dello Stato perdono la testa e straparlano come un pugile suonato: avete presente Gassman nell’ultimo episodio de “I mostri?”. Così.
Nel dicembre del 2009, il gelo stringe d’assedio l’Italia intera e, un giorno, un terribile giorno per l’utenza ferroviaria, ben 350 treni si bloccano e molti viaggiatori rimango ostaggio sui convogli bloccati dalla neve, per ore, e al freddo. Il popolo pendolare s’infuria, chiede almeno il rimborso del biglietto, ma l’allora ad delle Ferrovie, Mauro Moretti, se ne esce con questa storica e infelice frase: “Non rimborsiamo nulla, e voi viaggiatori, quando prevedete un’ondata di gelo, salite in treno portandovi panini e coperte per l’emergenza”. Nove decimi di Italia si infuriò, nonostante nove anni fa i social non fossero ancora così penetrati come consuetudine nella vita quotidiana.
Dal gelo, al grande caldo. Storia di questi giorni. I pendolari della tratta Vercelli-Novara-Milano lamentano di essere costretti a viaggiare con carrozze ribollenti a 42 gradi. La risposta di Trenitalia, se non pareggia quale di Moretti, ci va abbastanza vicino: “Quella temperatura era stata riscontrata sì, ma sola alla partenza del treno contestato da Milano, poi si è messa in azione l’aria condizionata”.
Dunque pendolari visionari o piantagrane, del tutto inadeguati a rendersi conto di aver viaggiato con una temperatura a metà tra il primaverile e l’autunno incipiente, altro che carrozze ribollenti! Questo secondo Trenitalia, che si è comunque ben guardata dal suggerire ai pendolari-piantagrane di salire sul convoglio con una borsa-frigo e qualche cubetto di ghiaccio. Ci domandiamo perché non l’abbia fatto, per completare l’opera.
“In fondo – non l’han detto, ma l’hanno pensato – che cosa diavolo vogliono questi pendolari? Diamine, è estate, fa caldo: non rompeteci le scatole. I treni viaggiano, non sempre, ma viaggiano: che cosa volete di più? Non fate i Neymar della situazione”.
Von Blücher