Gad Lerner: “E’ osceno dire che gli italiani che si combattevano nella Resistenza in fondo erano uguali”

Lerner con i presidenti provinciale e citadino dell’Anpi

Da anni, forse da decenni non s’era mai vista tanta gente al 25 Aprile come oggi in parco Camana. Nemmeno nella celebrazione del 2019, quando oratore ufficiale fu Alessandro Barbero. I ripetuti appelli dell’Anpi e dei sindacati hanno colto nel segno, e poi ha funzionato il richiamo di un oratore ufficiale qual è Gad Lerner.

Il notissimo giornalista ha sfilato nel corteo che era stato riproposto dopo gli anni di Covid e che l’Anpi ha fortemento voluto per dare un “segnale” al “revisionismo strisciante” che si propone di rileggere la storia della Liberazione.

Il corteo prima ha fatto tappa in  piazza Cesare Battisti, per la deposizione della corona d’alloro ai Monumento ai Caduti, poi ha raggiunto parco Camana per una seconda deposizione, stavolta al Monumento alla Resistenza creato dallo scultore Guido De Bianchi: gesto compiuto dal vice sindaco Massimo Simion con il vice presidente della Provincia Alessandro Montella, la vice prefetta vicaria Cristina Lanini  e il presidente provinciale dell’Anpi Bruno Rastelli, di Varallo.

Tanti i “vice” presenti perché il sindaco Andrea Corsaro, che è anche presidente dell’Anci regionale, il prefetto Luicio Parente  e il presidente della Provincia Davide Gilardino erano a Cuneo  con il Presidente Matarella. Non c’era nemmeno l’arcivescovo, Marco Arnolfo, che è in Kenya, nella missione vercellese di Isiolo, la messa è così stata celebrata da monsignor Giuseppe Cavallone.

Dopo la messa, gli interventi istituzionali. Chiaro, netto e molto applaudito il vicesindaco leghista Massimo Simion (elogiato anche da Lerner) che ha esclamato, senza fraintendimenti: “Se oggi siamo qui è perché siamo tutti antifascisti”. Hanno quindi portato gli altri saluti istituzionali Montella e la dottoressa Lanini. Poi, presentato dal presidente cittadino dell’Anpi Giacomo Ferrari (artefice principale della sua presenza odierna a Vercelli), è stata la volta di Lerner. Ma prima Ferrari ha chiesto un applauso per i partigiani prossimi al secolo di vita Renato Giara, presente, e Luigino Malinverni, assente.

Gad Lerner ha salutato la folla così: “Buon compleanno della democrazia a tutti voi”. Poi è passato a demolire sistematicamente tutte le argomentazioni revisionistiche che tendono a offuscare il valore della lotta partigiana, ricordando tra l’altro le ormai settecento testimonianze che ha raccolto da quattro anni a questa parte, con la collega giornalista Laura Gnocchi, per il sito “Noipartigiani.it”.

La deposizione della corona d’alloro al Monumento alla Resistenza

A chi continua a sostenere che la Lotta di Liberazione era fatta anche da combattenti che inneggiavano a Stalin e all’Unione Sovietica, Lerner ha ribattuto: “E’ vero, c’erano anche loro. Poi però loro e tanti altri si sono riuniti in un un’assemblea costituente che ha concesso anche a coloro che erano dall’altra parte di costituirsi in un partito che ha potuto trovare subito spazio, con libere elezioni, in Parlamento. Perché questa è la democrazia nata dalla Liberazione”.

Altra argomentazione usata contro la lotta partigiana: “Gli angloamericani avebbero vinto anche senza i partigiani”. Gad Lerner  ha replicato: “Probabilmente sì, ma io vorrei a questo proposito ricordare un fatto, non troppo noto, che  avvenne nel novembre del 1943, quando Ferruccio Parri e Leo Valiani, entrambi ‘azionisti’ furono segretamente convocati dai vertici dei servizi segreti angloamericani che fecero loro un discorso molto chiaro: ‘Lasciate fare a noi il lavoro, senza intralciarci con le vostre formazioni anti-fasciste’. Parri rispose, con altrettanta chiarezza e decisione: ‘Non posso accettare la vostra richiesta perché abbiamo bisogno di dare voce al popolo italiano che incomincia a ribellarsi”. E così quelle  formazioni continuarono a combattere. I loro componenti venivano originariamente chiamati dai nazifascisti ribelli, banditi, poi finalmente partigiani, un nome magnifico”.

Il gruppo di ottoni guidato da Franvcesco Cilione esegue “Bella ciao”

Ed infine, quella che Lener ha definito “un’infamia”: e cioè sostenere che, “in fondo gli italiani che si combattevano erano uguali. Questo argomento – ha detto – è osceno”.

In conclusione del suo intervento, Lerner ha apprezzato la lettera di Giorgia Meloni,  pubblicata oggi dal “Corriere” perché si tratta di un primo segnale contro il “fascismo da operetta” che traspare nelle dichiarazioni della seconda carica dello Stato. E poi, dopo aver aperto la sua prolusione con un pubblico elogio ad Emergency (aveva scorto alcune bandiere) per non aver abbandonato il Sudan in questo momento così difficile, Lerner ha chiuso con una punzecchiatura, pur senza mai citarlo direttamente, all’on. Emanuele Pozzolo: “So che qualcuno ha definito la mia presenza odierna qui a Vercelli, non solo divisiva, ma provocatoria, aggiungendo però che è disposto a confrontarsi con me in un pubblico dibattito sulla Resistenza. Aderisco entusiasticamente a questo confronto, purché gli interlocutori siano qualificati”.

E dopo le parole di Lerner, “Bella Ciao” suonata dal gruppo di ottoni guidato dal trombettista Francesco Cilione. Tra poco, alle 15, celebrazione anche al rione Cappuccini con l’orazione tenuta dal direttore dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea Enrico Pagano.

Edm

Nelle foto di Renato Greppi alcuni momenti della celebrazione odierna

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1 commento

  1. A Vercelli niente di nuovo. S’è persa un’occasione? .. rimarrà soltanto la parola “osceno” nella memoria degli almeno 3 o 400 convenuti (per diverse ragioni) ad ascoltare il notissimo personaggio televisivo?

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