De Chirico, la Metafisica e la pittura del Seicento

Per gli eventi collaterali della mostra “100% Italia”, in corso di svolgimento in Arca, mercoledì 19 alle 17 nell’Aula Magna del Rettorato in via Duomo, Antonio Vannugli, professore di Storia dell’Arte moderna all’UPO, terrà una conferenza dal titolo “Giorgio De Chirico, la Metafisica e la pittura del Seicento”.

Sin dal Rinascimento, uno dei nodi cruciali della creazione artistica è il rapporto con il passato: cercato ansiosamente, accettato, vissuto in modo problematico, negato o addirittura respinto. Dopo che lo storicismo neoclassico, romantico e post-romantico ebbe consumato, in poco più di un secolo, ogni sorta di revival non solo interno alla tradizione occidentale ma coinvolgente anche l’Oriente vicino e lontano, all’alba del Novecento rimanevano a disposizione solo l’opzione primitivista o il rifiuto radicale. A meno che non ci si risolvesse a rifondare la relazione con il passato, tutto il passato, su basi che oltrepassassero ogni scelta dettata da ragioni stilistico-formaliste, indagando e interrogando il mondo visto e immaginato nei suoi vuoti di coscienza, nelle sue fascinazioni, nei suoi silenzi.

Silenzi da recuperare nelle antiche chiese e negli aborriti musei, anzi nelle sale più deserte perché dedicate a un’arte quasi dimenticata, la più lontana possibile dal mito del genio romantico e dalla pretesa spontaneità delle passioni, in un’inversione di marcia rispetto al correre della storia, all’ansia della modernità, al fragore delle città delle fabbriche della guerra.

Dunque quale, o meglio quali passati? Non solo quelli preclassici di Giotto e del Rinascimento anteriore all’apice di Leonardo, Raffaello e Michelangelo, tutti peraltro garanti anche dell’unità della cultura nazionale, ma anche quello corrispondente al secolo dell’immobilismo politico, del neo-stoicismo, della “pittura del silenzio”.

Il dialogo con l’arte del Seicento nei suoi diversi generi e declinazioni – dalla tematica storico-mitologica alla singola figura al ritratto alla veduta urbana alla natura morta – venne così a costituire, a partire dagli anni dieci del Novecento, un costante quanto ineludibile aiuto nella ricerca della «rerum metaphysica» tanto cara a De Chirico e ai suoi compagni di avventura.

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