Confiscata a un vercellese, dai Carabinieri del Nucleo Patrimonio Culturale, una collezione di beni archeologici da 80mila euro – video

Una collezione privata del valore di oltre 80.000,00 € è stata confiscata e restituita allo Stato al termine di un processo che ha dichiarato illecita la raccolta di tali beni culturali che era stati sequestrati ad un privato collezionista vercellese.

Statere in oro

Tutto iniziò con le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Vercelli, che erano scaturite da numerose segnalazioni pervenute ai Carabinieri della Tutela del Patrimonio Culturale, dall’ambiente culturale vercellese, segnalazioni che riferivano della presenza di una considerevole raccolta di beni archeologici e numismatici che “non sarebbero stati corredati da una idonea documentazione di provenienza”. I conseguenti accertamenti effettuati e le ispezioni condotte dai carabinieri e dai funzionari della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli, avevano permesso di appurare l’effettiva assenza di legittimi titoli di possesso della collezione accumulata negli anni da un appassionato vercellese, recentemente scomparso.

Dracme celtiche

Nella collezione sono state rinvenute oltre 600 monete antiche in bronzo, lega di rame e argento di ambito siceliota, siculo-punico, celtico, romano e bizantino. Tra queste sono stati rinvenuti anche alcuni gruppi numismatici di particolare importanza in alcuni casi ancora con le tipiche incrostazioni dei reperti provenienti dal sottosuolo. Tra di essi vi sono: dodici bronzi emessi dai Cartaginesi in Sicilia (IV-III secolo a.C.), sette dracme in argento di ambito celtico-padano -di cui cinque del tipo attribuito ipoteticamente alla tribù dei Libui di Vercelli (IV-III secolo a.C.)- uno statere in oro del tipo “Regenbogenschüsselche” dei Vindelici di Baviera (II secolo a.C.), noto da numerosi rinvenimenti nel vercellese, e 79 antoniniani degli imperatori militari del III secolo d.C.

Erano stati confiscati anche 22 reperti archeologici, in gran parte ceramiche provenienti da contesti funerari di epoca compresa tra VIII e IV secolo a.C., originari da diverse aree della penisola italica, ma prevalentemente dall’area centro-meridionale, oltre a due anfore da trasporto, una lucerna romana e una scodella in ceramica graffita medievale, unico manufatto di probabile provenienza locale. Tra questi reperti vi sono un’urna biconica villanoviana con scodella-coperchio (IX-VIII secolo a.C.) e alcuni vasi etruschi in bucchero (un kantharos e tre calici del VII secolo a.C.).

La Madonna del Latte

Facevano inoltre parte della collezione anche due affreschi raffiguranti la “Madonna del latte” e il “Ritorno del figliol prodigo”, scena religiosa tratta dalla parabola del Vangelo di Luca.
Insomma, una collazione assai vasta e preziosa.

Nel caso degli affreschi gli inquirenti ricordano che “il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, agli artt. 50 e 169, vieta e sanziona penalmente chiunque proceda, senza autorizzazione del Soprintendente, al distacco di questi e altri elementi decorativi, anche se non vi sia stata la dichiarazione di interesse culturale prevista dall’ art.13”. Purtroppo, la rimozione acritica degli affreschi, privi di documentazione attestante la loro provenienza, la loro storia e la loro attribuzione, non consente di accertarne l’origine. I due manufatti tuttavia, erano stati giudicati riconducibili – per affinità stilistiche e figurative – all’area culturale di confine tra il Piemonte e la Lombardia e quasi sicuramente sono provenienti da edifici sacri. Il più antico dei due dipinti murali è quello legato all’antichissima iconografia della Madonna del Latte, molto diffusa fino alla metà del XVI secolo e caduta in disuso con il Concilio di Trento ma la presenza di ampie ridipinture ne pregiudicano una corretta lettura. Il medaglione raffigurante “Il ritorno del figliol prodigo” databile al XVII secolo, è invece caratterizzato dalla presenza di un’elaborata quadratura barocca con elementi architettonici e vegetali e purtroppo l’opera appare lacunosa in più punti presumibilmente a causa di un’incauta procedura di asportazione dal supporto murario.

Il Fgliol Prodigo

Questo tipo di reati è sempre molto presente nella nostra nazione, ricchissima di reperti. Il recupero dell’opera di cui si è detto, si inserisce poi in un contesto operativo particolarmente complesso: in campo nazionale, il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, ha portato alla disarticolazione di numerose associazioni criminali, operanti sia in Italia sia all’estero, che ha consentito di deferire ben 1.034 persone all’Autorità Giudiziaria, recuperando oltre 500.000 beni culturali, tra oggetti antiquariali, archivistici, librari, archeologici e paleontologici nonché opere false.

In campo regionale i dati relativi all’attività operativa del Nucleo Carabinieri TPC (Tutela del Patrimonio Culturale) di Torino, consentono di rilevare nel Piemonte e della Valle d’Aosta un lieve incremento del fenomeno dei furti di opere d’arte (+16%): i luoghi più colpiti risultano essere gli edifici di culto. Considerevole l’aumento delle attività di controllo e recupero: il Nucleo di Torino, nell’anno 2020 ha recuperato 3400 beni culturali. Una così notevole quantità, che è conseguenza diretta di una intensa e incrementata attività di controllo che, condizionata dall’emergenza sanitaria, è stata rivolta in modo particolare al commercio elettronico con particolare attenzione alle piattaforme di e-commerce ed esercizi commerciali di settore. Sono stati infatti, oltre 5000 i beni culturali sottoposti al controllo della Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti.
L’attività repressiva ha determinato il deferimento all’Autorità Giudiziaria di 53 persone e di 2 persone arrestate in flagranza di reato. La stima economica dei beni culturali e d’arte posti in sequestro nel 2020 è di oltre 2.800.000,00 € di cui 413.000,00 € delle opere giudicate false.

Il video dei beni confiscati

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2 Commenti

  1. per quanto attiene lo straordinario ritrovamento delle … 5
    ” .. dracme in argento di ambito celtico-padano .. del tipo attribuito ipoteticamente alla tribù dei Libui di Vercelli (IV-III secolo a.C.)- uno statere in oro del tipo “Regenbogenschüsselche” dei Vindelici di Baviera (II secolo a.C.), noto da numerosi rinvenimenti nel vercellese ..”
    Speriamo di poterle presto ammirare al Leone .. e/o di leggere qualche coinvolgente paginetta sulla prossima pubblicazione semestrale della antica e benemerita “Sociatà Storica Vercellese” … https://www.societastoricavc.it/it/

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