Bergamasco, che nacque fine umorista: da ieri la mostra delle sue vignette al “Leone”

La presentazione di Dario Corradino nel clortile del “Leone” (foto Greppi)

 

“Franco Bergamasco preferiva il fioretto alla mannaia: sempre di un’arma si tratta, ma con uno stile diverso”. Così il giornalista e disegnatore satirico Dario Corradino ha parlato ieri, al Museo Leone, dell’umorista cui è dedicata una bella mostra di vignette, organizzata dall’”Associazione Amici del Cecco” e ospitata appunto da ieri nella Sala d’Ercole del Museo storico vercellese. La mostra celebra il decennale della scomparsa dell’artista.

Le trenta vignette del geniale umorista nato a Vercelli nel 1926, ma poi trasferitosi a Roma dall’età di trentun anni, possono essere ammirate gratuitamente dal pubblico fino a domenica prossima, 22 ottobre, tutti i pomeriggi, dal martedì al venerdì, dalle 15 alle 17,30; il sabato dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.

La signora Mirella Bergamasco accanto ad alcune vignette del marito (Greppi)

Ieri, giorno dell’inaugurazione della mostra (titolo: “Caricature con il fioretto”) alla presenza della moglie di Bergamasco, Mirella Spallone e del presidente del Consiglio comunale Romano Lavarino, a rappresentare l’amministrazione, hanno innanzitutto preso la parola il presidente del Museo Leone Gianni Mentigazzi, poi il presidente degli “Amici del Cecco” Tony Bisceglia, per il benvenuto al pubblico.

Quindi, la scorrevolissima, piacevole,  “lectio magistralis” sulla storia della satira e sulla figura di Bergamasco, a cura di Corradino, presentato a sua volta dal collega de La Stampa” Enrico De Maria. L’ex redattore capo centrale de La Stampa” ha esordito così: “Immaginatevi un disegno. Una piccola biglietteria: è una baracca di legno. D’altronde nel Far West non è che ti puoi aspettare di più. Il bigliettaio è un omuncolo mite…Un cowboy acquista il biglietto. Sembra chiedere: me lo può vidimare? E l’ineffabile impiegato esegue. In puro stile western: estrae una pisola e spara ad un angolo del biglietto. Fatto! E noi sorridiamo”.

Il pubblico presente all’inaugurazione (Greppi

Chiosa a quel punto Dario Corradino: “Il genio di Franco Bergamasco si svela in mille vignette come questa, dove distilla la vera anima del divertimento. Divertimento: dal latino de-vertere, deviare volgere altrove. Nella normalità ti aspetteresti una cosa ed ecco che a sorpresa se ne presenta un’altra. Non una pinza perforatrice per obliterare il biglietto ma un colpo di pistola. E’ uno dei pilastri dell’umorismo, l’improvviso stupore di una realtà deviata su un binario inatteso, che proprio per questo sa suscitare un sorriso. O anche qualcosa in più. Non è un’arte che si insegna, è un dono che si possiede. “Signori si nasce e io, modestamente, lo nacqui”, diceva Totò. Credo che vanga anche per i fini umoristi, e sicuramente Bergamasco nacque fine umorista”.

Dopo l’intervento di Corradino, c’è stata la visita della mostra, curata dal giornalista e amico fraterno di Bergamasco Marco Barberis. Oltre alle vignette, c’è anche un televisore su cui, in loop, scorrono immagini di Bergamasco al lavoro.

Andate a vedere questa mostra, ne uscirete rilassati e divertiti. Come si può non sorridere vedendo un fantino che si carica sulle spalle il suo cavallo, con due spettatori all’ippodromo che commentano: “E’ un bravo fantino, però è un po’ troppo comprensivo con gli animali”?

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