Ho conosciuto Barbara Buttaci durante i primissimi “Charity Tour” organizzati da Carlo Olmo, nella primavera-estate del 2020, quando il Covid aveva da poco allentato la presa e, pur con la cautela delle mascherine e del distanziamento, era possibile uscire di casa. Dopo aver distribuito decine di migliaia di mascherine a cittadini, medici e ospedali (non solo di Vercelli), il Lupo Bianco aveva lanciato appelli per convogliare nell’abitazione di via Delpiano pacchi alimentari da distribuire alle persone meno abbienti: un pullman carico di pacchi partiva periodicamente da via Delpiano e a bordo c’erano volontari, tra cui mia moglie Cristina, che andavano a portare i prodotti alle parrocchie e agli altri centri di aggregazione dei rioni. Sul pullman c’ero anch’io per il resoconto giornalistico su Tgvercelli.
Fu lì che, tra i tanti volontari, mia moglie ed io conoscemmo Barby Buttaci. Per me non era un viso nuovo. Non essendo un fumatore, frequentavo pochissimo la sua tabaccheria sotto la galleria dove una volta c’era il cinema Corso, ma quando mi era capitato, avevo avuto a che fare con una donna dalla simpatia contagiosa, che mi conosceva benissimo perché il suo compagno, poi diventato marito, Diego Conti, aveva gestito per diversi anni l’edicola di corso Libertà dalla parte di Porta Torino e, da giornalista de “La Stampa”, io avevo spesso rapporti con tutti gli edicolanti vercellesi.
Ai Charity Tour ritrovai quella donna carica di entusiasmo e di spirito d’iniziativa che amava svolgere quelle “missioni” per il Lupo Bianco e che, il 4 giugno del 2020, durante quello che si pensava dovesse essere l’ultimo “Charity Tour” (in realtà poi ne partirono poi parecchi altri) organizzò la festa a sorpresa per il Lupo Bianco che, pochi giorni prima, aveva ricevuto la notizia dell’assegnazione del Cavalierato da parte del Presidente Mattarella.
Quel giorno, l’ultima tappa del pullman era prevista a Salasco, il primo paese ad aver riconosciuto la “cittadinanza onoraria” a Olmo: quando il convoglio si fermò, partì la festa per il filantropo vercellese organizzata a sorpresa, presente il sindaco Doriano Bertolone, da Margherita Basiricò, da Roberto Francese (il presidente dell’Associazione Oncologica Pediatrica) e, appunto da lei, dalla vulcanica, estroversa e sempre sorridente (lo si intuiva anche dietro la mascherina) Barby. Raramente vedemmo Carlo Olmo commuoversi come quel giorno.
Da allora passarono tre anni e tre mesi. Di tanto in tanto Barbara mi scriveva su WhatsApp commentando il cammino di Olmo, ma anche fatti di cronaca di solito legati alla solidarietà, iniziative cui lei si sentiva sempre vicina.
Mi sentii morire nel settembre del 2023. Barbara Buttaci aveva saputo dei miei problemi oncologici (ora per fortuna sotto controllo) e mi scrisse di esserci finita dentro pure lei: “Ho fatto una sciocchezza, Enrico, in tutti questi anni non mi sono mai fatta vedere da un medico e adesso ho il cancro. Sto incominciando le cure, vorrei raccontarle su Tgvercelli, non certo per mettermi in mostra né per farmi compatire, ma per lanciare un messaggio forte e cioè che le donne vercellesi non facciano come me. Io conto di sconfiggere questo male e, nell’invitare tutte a fare la prevenzione, vorrei tenere un diario di bordo in cui spiegare passo passo, senza nascondere nulla a nessuno, che cosa significa lottare contro questo mostro. La mia amica Elena Gambino ha lottato e non ce l’ha fatta, io spero di sì e, nel suo ricordo, voglio mandare a tutte questo doppio messaggio”.
La prima lettera di questa giusta causa comparve su Tgvercelli il 24 settembre.
Il 15 ottobre, Barby Buttaci prese parte, all’Accademia Shen Qi Kwoon Tai di Olmo alla presentazione del libro di poesie “La strada di ognuno” stampato dall’agente immobiliare Andrea Cassetta per finanziare la Cardiologia del “Sant’Andrea” di Vercelli e la Lilt e anche in quell’occasione parlò della sua malattia e, soprattutto, della necessità di sottoporsi sempre agli esami di controllo per la prevenzione. In quella circostanza, accanto a lei c’era anche una donna coraggiosa, da anni in lotta contro il tumore, la parrucchiera Patrizia Rosco, che è rimasta vicina a Barby e ai suoi familiari anche in questi giorni, fino all’ultimo.
Immediatamente dopo, il 23 ottobre, altra lettera su Tgvercelli con l’elenco delle terapie e dei problemi insorti nell’affrontarle, sempre senza nascondere nulla e con il messaggio finale di speranza: “E’ durissima, ma devo farcela”.
Il nuovo aggiornamento comparve il 3 dicembre. La cure proseguivano e gli strascichi erano molto pesanti, ma il messaggio finale legato alla speranza rimaneva inalterato e forte.
Il 20 febbraio 2024, Barbara mi inviò il resoconto di una conferenza che aveva tenuto ad un gruppo di donne nel negozio “Antonella Moda” di viale Garibaldi, su invito della titolare.
Il 24 maggio, l’ultimo resoconto su Tgvercelli con l’evidente aggravarsi della situazione, ma sempre con un refolo di speranza: “Adesso io faccio fatica a camminare, ecco, ma so che un giorno salterò come un grillo. Ps Una cosa ci tengo a dire: grazie a tutte le persone che sono venute a trovarmi veramente tante”.
La settimana scorsa, Diego ed io ci siamo scambiati alcuni messaggi. Barbara era stata dimessa dall’ospedale dopo l’utimo ciclo di chemio e sembrava migliorata. D’accordo con il marito combinammo di andare a trovarli, ad Asigliano, dove adesso abitavano, anche per concordare la prossima puntata del diario di bordo. Poi, lunedì, il messaggio di Diego che troncava ogni speranza, e questa mattina la notizia, che mai avremmo voluto ascoltare e pubblicare.
Sono un giornalista anziano de “La Stampa” e quindi ricordo bene, anche se molti di voi probabilmente non ne hanno mai sentito parlare, il viaggio da inviato “nel tunnel della malattia” del giornalista Gigi Ghirotti che, nel 1973, pubblicò sul quotidiano torinese le tappe della sua lotta contro il linfoma, lotta purtroppo conclusasi nel 1974. Ghirotti andò anche in tivù e, in una storica puntata di “Orizzonti della Scienza e della Tecnica” sdoganò la parola “cancro” di cui nessuno osava parlare direttamente, preferendo ricorrere alla generica definizione di “brutto male”,
Senza probabilmente avere mi saputo chi fosse stato Gigi Ghirotti, una estroversa, simpatica, giovane donna vercellese ha svolto per dieci mesi la stessa missione del giornalista vicentino morto quasi esattamente cinquant’anni fa quasi alla stessa età: 53 anni.
Ha scritto in una delle lettere apparse su Tgvercelli, in cu ringraziava la responsabile della Radioterapia vercellese Laura Masini, sia per le cure, sia per averla autorizzata a pubblicare le foto delle terapie: “Forse sarò la prima persona che si espone così, ma non me ne vergogno: lo faccio per una giusta causa”.
Grazie, Barby. A nome di tutta la città. Ed ora ti sia lieve la terra.
Enrico De Maria