SiAmo Vercelli: il Consiglio delle surroghe come un girone dantesco

Riceviamo e pubblichiamo

NEL MEZZO – forse alla fine – DEL CAMMIN DI MAURA FORTE

L’altra sera, nell’aula consiliare del Comune di Vercelli, si è consumato uno degli spettacoli più squallidi, forse il più squallido, che la politica vercellese abbia mai prodotto.

Per raccontare lo scempio che un’amministrazione come quella attuale ha fatto delle istituzioni non basterebbe la penna sdegnata di Dante Alighieri quando pronuncia, nell’Inferno, le sue feroci invettive.

Si narra del viaggio oltremondano attraverso una seduta davvero infernale
E allora passando dal Limbo e addentrandosi nell’Inferno la prima anima incontrata è quella di Michele Gaietta: la sua tardiva ma efficace decisione di dimettersi dalla carica di Presidente del Consiglio Comunale gli consente di evitare le pene più atroci. I consiglieri di opposizione ringraziano e gli riconoscono meriti per il lavoro svolto.

Scendendo verso i gironi più bassi del regno infernale si incontrano i consiglieri di maggioranza: destinati a pagare il fio della loro ignavia stanno muti e pallidi, quasi inconsapevoli (?) dei motivi di tanta sventura caduta improvvisamente (?) sulle loro teste: solo pochissimi minuti prima dell’apertura del Consiglio qualcuno di loro interveniva sui social mostrando prematura arrogante soddisfazione per l’esito di una battaglia che doveva ancora cominciare.

Ancora più in basso ecco apparire il vero protagonista: il “facente funzione” del Presidente del Consiglio Emanuele Caradonna. A lui tocca di gestire l’assemblea… a lui che non ha fatto nemmeno a tempo a studiare la parte, a lui che evidentemente interpreta quel ruolo come un ciclista della domenica buttato in sella alla Honda di Marquez sul circuito di Austin –esaltato dall’onore ma del tutto incapace di affrontarne l’onere . E allora risponde con supponenza alle osservazioni dei consiglieri e ai rumori del pubblico presente, interrompe il consiglio, arriva addirittura a parlottare con il sindaco di argute strategie per rimandare l’ormai naufragata azione di forzatura al prossimo consiglio, emettendo una gravissima sentenza “la prossima volta convochiamo il consiglio al mattino, così li mettiamo in difficoltà” e queste parole si sentono in modo inequivocabile nella diretta streaming – sfortuna vuole che siano tra le poche parole pronunciate dal “consigliere anziano” secondo una dizione chiara e corretta –tanto che coloro che da casa stavano seguendo l’orrendo spettacolo rimangono basiti e avvertono immediatamente, attraverso gli smartphone i consiglieri presenti i quali chiedono all’interessato lumi sulla penosa esternazione. Costui non nega, fa giri di parole e forse non si rende nemmeno conto della gravità delle sue parole, colte in un “fuori onda”, che mirano nella sostanza ad esautorare la sovranità del consiglio comunale.

E ancora più in fondo, nel buio della palude, ecco il Sindaco: vitrea in volto, immobile nello sguardo perso dietro i sogni, in questi giorni accarezzati, di poter concludere il mandato senza dover più rispettare i diritti dell’assemblea consiliare , forte di quelle surroghe che, se non fossero state bloccate dall’azione della minoranza , le avrebbero garantito una corte di sudditi pronti ad assecondarla . Non interviene, non proferisce verbo.

Il viaggio si conclude: spossati, increduli e disgustati da tale spettacolo , i pellegrini lasciano l’aula.
“ E quindi uscimmo a riveder le stelle”

Siamo Vercelli

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