Riceviamo e pubblichiamo
La mozione di sfiducia al sindaco, che il Consiglio comunale discuterà giovedì 22 febbraio, muove, per quanto riguarda il nostro gruppo consiliare, dall’amara constatazione che il Consiglio comunale stesso, l’organo istituzionale eletto dai cittadini per essere rappresentati, non venga messo nelle condizioni di funzionare, come la legge, lo Statuto e il Regolamento comunale prevederebbero, dal sindaco e dall’esecutivo.
Il 22 febbraio, quando la mozione della minoranza andrà in discussione, per fare un esempio concreto che ci riguarda da vicino, saranno trascorsi esattamente 134 giorni dall’approvazione di una mozione che – proposta da noi e votata a maggioranza dal Consiglio comunale – prevede l’istituzione a Vercelli di un regolamento comunale acustico. Si tratta di un atto di importanza cruciale di cui il Pd nazionale si è sempre vantato, essendo stato proprio l’attuale presidente della Regione, allora sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, ad attuarlo per primo in Italia.
A prescindere poi dall’incredibile “no” dei consiglieri comunali vercellesi del Pd (che hanno sconfessato di fatto Chiamparino) la mozione sul piano acustico è passata ugualmente anche grazie all’astensione di altri consiglieri della maggioranza, sensibili al tema della salute dei cittadini.
Ebbene, ciononostante, nessuno in giunta ha ancora avviato la procedura per far rispettare un pronunciamento chiaro del Consiglio. E qualora non intervenga nulla di nuovo da qui al 22 febbraio, quel giorno saremo appunto a 134 giorni da un atto di indirizzo del Consiglio comunale ignorato dal sindaco e dall’esecutivo.
Quello del “piano acustico” non è che uno dei tanti esempi della considerazione in cui viene tenuta l’assemblea elettiva cittadina. Potremmo citare altre mozioni votate a maggioranza, e alle quali non viene dato corso, ma anche le interrogazioni cui non si dà risposta nei tempi prefissati dal Regolamento comunale. Insomma, ci siamo stufati di studiare e proporre soluzioni o idee che reputiamo utili alla città e vederle sistematicamente ignorate dal sindaco e dall’esecutivo, anche e soprattutto quando vengono votate dal Consiglio comunale.
In questi ultimi giorni, inoltre, stiamo assistendo ad un evidente bombardamento del cosiddetto “fuoco amico” sul sindaco, bombardamento ad alzo zero, attuato sia da parte di gruppi che si professano, almeno formalmente, ancora di maggioranza sia da altri che, ufficialmente si sono collocati da tempo in un’area ibrida di appoggio esterno (ma negli atti sostanziali sempre efficace e decisivo) al sindaco e all’esecutivo.
Abbiamo dunque letto il documento del Movimento democratico e progressista che intende “ridare alla città una guida solida, coesa e competente, sottraendola a personalismi, veti e ricatti” e quello di “Sinistra e Voce Libera” che sostiene che il proprio ruolo di supporto esterno alla maggioranza “non abbia più merito utile né funzione oggettiva ragionevole”. Dunque consiglieri comunali dell’opposizione che vorrebbero staccare la spina.
Noi non possiamo che essere d’accordo, e dunque invitiamo coloro che, adesso, dalla maggioranza, intendono concludere anticipatamente l’esperienza di questa amministrazione a farlo nei due unici modi che riteniamo percorribili: o approvando la nostra mozione di sfiducia, oppure firmando, con noi, le dimissioni da consiglieri comunali. Ci rendiamo benissimo conto della responsabilità “politica” di tale gesto da parte di chi, fino a poco tempo fa ha sostenuto lealmente, ma talvolta anche obtorto collo, la maggioranza Forte; tuttavia, vorremmo ricordare ai consiglieri comunali che ritengono ormai chiusa – sono loro parole – questa esperienza amministrativa che, in teoria, ciascuno di noi non ha vincolo di mandato e quindi che risponde solo ai suoi elettori e alla sua coscienza. E se la coscienza dice che così non si può più andare avanti, è doveroso assumere gli unici atti tecnici che siano in grado di ridare un nuovo “governo” alla città, un “governo” stabile che non debba di volta in volta fare i conti con numeri risicatissimi quando si tratta di semplicemente convocare un Consiglio comunale.
Allora, cari consiglieri comunali dissidenti, se volete spegnere davvero la luce premete semplicemente l’interruttore, senza chiederci di andare a picconare la diga o le condotte della centrale idroelettrica.
Firmato
VERCELLI AMICA