Museo Borgogna: restaurata un’opera di David Ghirlandaio

In attesa di accogliere nelle sue collezioni l’Adorazione del Bambino con i santi Francesco d’Assisi e Antonio da Padova di Gerolamo Giovenone, ora in mostra alla Pinacoteca Albertina di Torino, il Museo Borgogna presenta un importante restauro, un altro dopo quello del polittico di Bianzé di Defendente Ferrari: è l’Adorazione del Bambino con san Giovannino, opera attribuita a David Bigordi, detto Ghirlandaio.

L’autore (1452-1525) è il fratello del più noto Domenico del quale fu stretto collaboratore, al punto che risulta difficile distinguere la mano dei due artisti nei lavori condotti insieme. Di lui e dell’altro fratello Benedetto ci parla Giorgio Vasari già nella prima edizione delle “Vite” del 1550. I due pittori fiorentini «avevano bonissimo ingegno», ma non furono in grado di fare «quello che aveva fatto Domenico loro fratello». Infatti furono «sviati dopo la morte sua, l’un ciò è Benedetto andò vagabondo e l’altro si mise a ghiribizzare il musaico».

David si specializzò quindi nella decorazione a mosaico come testimoniano i lavori svolti nel Duomo di Orvieto, la lunetta dell’Annunciazione nella porta della Mandorla a Santa Maria e la facciata della basilica della Santissima Annunziata a Firenze. Operò anche a Roma negli affreschi delle lunette della Biblioteca Sistina. Vasari cita anche «una Madonna con alcuni angeli intorno» del 1496, destinata al Re di Francia e ora conservata al Museo di Cluny a Parigi.

L’Adorazione del Bambino con san Giovannino fu acquistata da Antonio Borgogna all’asta Mastai Ferretti di Milano nel 1902. Il dipinto era esposto al piano terra del Museo nella sala dedicata al Rinascimento italiano. Rappresenta un soggetto tipico dell’iconografia sacra: la Vergine in ginocchio con le mani giunte e il piccolo san Giovannino che osservano amorevolmente Gesù Bambino. La scena è divisa in due verticalmente: la parte destra dove si trova Maria è ambientata in un interno che si apre nel paesaggio sulla parte sinistra in cui sono raffigurati gli altri due personaggi.

Dopo un’attenta valutazione dell’opera da parte degli esperti si è reso necessario il restauro, finanziato grazie al bando “Cantieri Diffusi” della Fondazione CRT e realizzato dal laboratorio di Thierry Radelet di Torino, come già era accaduto per il polittico di Giovenone. A dirigere le operazioni Sofia Villano, funzionario della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le province di Biella, Novara, VCO e Vercelli. Il Museo ha chiamato la professoressa di Storia dell’Arte Moderna dell’UPO Patrizia Zambrano per affrontare lo studio sull’autore e sulle vicende attributive dell’opera.

Tecnicamente il restauro ha vissuto una fase preliminare in cui sono state effettuate analisi non invasive come l’ infrarosso bianco e nero, il falso colore, la radiografia, l’UV e le macrofotografie, che hanno sancito l’originalità dell’opera. Successivamente, dopo aver rimosso la cornice che si è rivelata antica e riusata (forse durante la vendita all’asta del 1902), è stata pulita la pellicola pittorica e sono state sistemate le integrazioni dei precedenti interventi di restauro.

Di questi ultimi e dell’opera si parlerà in maniera più approfondita martedì 20 febbraio alle 18 al Museo Borgogna dove saranno presenti il presidente Francesco Ferraris, il conservatore Cinzia Lacchia, Sofia Villano, Thierry Radelet e Patrizia Zambrano. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Massimiliano Muraro

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