Il “sistema Borgo d’Ale” sulle giostre faceva incassare diverse centinaia di migliaia di euro

La conferenza stampa in cui è stato spiegato il sistema di truffa sulla autorizzazioni delel giostre

Tangenti per aggirare le pratiche di autorizzazioni per la sicurezza delle giostre. Un vero “sistema Borgo d’Ale” è stato ridefinito quello architettato dal capo dei vigili urbani, Mauro Ferraris. A scoprirlo è stato il sindaco del paese, Pier Mauro Andorno.

 

Era l’autunno del 2017 quando una ragazzina di 13 anni, cadendo per il malfunzionamento di una giostra in un luna park di Leganano, si frattura una gamba e deve essere sottoposta a un impegnativo intervento chirurgico. Le indagini di routine che vengono avviate dall’Asl conducono a Borgo d’Ale, comune dal quale risulta essere stata rilasciata l’autorizzazione di esercizio alla giostra. Solo che il sindaco del paese, a quanto pare, non ne sapeva nulla. Gli atti erano stati in un qualche modo insabbiati.

 

Preoccupato da una situazione anomala, il primo cittadino Pier Mauro Andorno si rivolge ai Carabinieri della stazione di Cigliano. Partono così i primi controlli che porteranno i militari dell’Arma, nel giro di un anno, a scoperchiare un vasto giro di illegalità diffusa.

 

Il “sistema Borgo d’Ale” come è stato ribattezzato dal pubblico ministero Davide Pretti che ha coordinato le indagini, ruota attorno al comandante della Polizia locale, Mauro Ferraris. Sarebbe lui, secondo le accuse, ad aver creato una procedura parallela per il rilascio delle autorizzazioni di esercizio, senza le quali le giostre non possono funzionare. Dietro il pagamento di una tangente, dai 150 a i 250 euro a seconda del tipo di giostra. Il funzionario rilasciava l’autorizzazione che permetteva di utilizzare le giostre, tra cui autoscontri e ruote panoramiche. In giro per l’Italia, insomma, con questo sistema, circolerebbero migliaia di giostre e giochi potenzialmente privi delle autorizzazioni, e sarebbero quelli che rientrano in questo pacchetto di certificati di cui nessuno avrebbe verificato i requisiti.

 

 

A svolgere le pratiche erano intermediari tecnici che si occupavano di fare da mediatori con i giostrai: predisponevano le istanze, versavano la tangente al Ferraris in contanti o più spesso attraverso ricariche su carte PostePay e quest’ultimo emetteva la placchetta. A quel punto la giostra poteva essere messa in moto.

Di giostre ne sono state sequestrate oltre mille, solo nella giornata di mercoledì. E sono solo quelle autorizzate negli ultimi due anni: nella sua “carriera” il funzionario avrebbe infatti emesso oltre 4500 placche autorizzative. In pratica la quasi totalità delle giostre circolanti in Italia risultava “collaudata” a Borgo d’Ale senza che, in realtà fosse mai stata riunita la competente commissione autorizzativa.

 

 

Le indagini sono state condotte dai carabinieri di Vercelli e divulgate in conferenza stampa dal procuratore Pier Luigi Pianta, dal sostituto Pretti, dal colonnello Andrea Ronchey comandante della Compagnia provinciale e dal colonnello Renato Giraudo, comandante del Nucleo Investigativo.

 

“Per ogni tipo di giostra – hanno spiegato – esisteva un vero e proprio tariffario: la media della tangente era di 150 euro, ma si arrivava anche anche a 250 – 300 euro per autorizzazione”. Se si moltiplica per le oltre mille autorizzazioni rilasciate nel corso degli ultimi due anni si arriva a cifre da capogiro – centinaia di migliaia di euro.

 

In un primo momento – in accordo con le forze dell’ordine – il sindaco di Borgo d’Ale aveva sospeso in autotutela le autorizzazioni. Ma il modello Borgo d’Ale era stato “esportato”: indagini e sequestri sono in corso a La Cassa, in provincia di Torino (dove risulta indagato un funzionario della polizia municipale) e Montesilvano, in Abruzzo.

 

“A questo punto – ha spiegato il colonnello Ronchey – avendo come prioritario l’obiettivo di salvaguardare la sicurezza degli utenti, siamo passati al sequestro di tutte le giostre interessate. Potenzialmente pericolose”.

 

Già 36 le persone indagate: per sette di loro il Gip Giulia Pravon ha disposto misure cautelari, tra cui l’arresto per il comandante Ferraris che, in alcune intercettazioni, avrebbe anche utilizzato espressioni di concreta minaccia nei confronti del sindaco di Borgo d’Ale.

 

L’indagine pare sia ancora ben lontana dall’essere conclusa: nel filone principale dell’indagine, agli indagati sono contestate, a vario titolo, le accuse di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e peculato. Nel corso delle indagini sono inoltre emerse singole fattispecie riconducibili a reati diversi, quali traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi, furto aggravato, spendita di banconote false.

 

“La notizia positiva – ha commentato il procuratore Pianta – è che, come spesso avviene in questo territorio, non appena ha avuto il sentore di qualche irregolarità il cittadino si è subito rivolto alle forze dell’ordine. E questo dimostra che il tessuto sociale è attento e rispettoso della legalità”

 

 

Ferraris, il vigile arrestato, tra l’altro era tra i candidati al consiglio comunale di Cigliano, centro nel quale vive. Si sarebbe presentato per la lista “Rinnoviamo Cigliano”. Lista che, tramite il candidato sindaco Diego Marchetti, ha subito preso le distanze, comunicando l’immediata espulsione dell’uomo.

 

“Siamo stati informati questa mattina dell’arresto di un componente della nostra lista – si legge in una nota stampa – per onestà nei confronti dei nostri concittadini si comunica la sua immediata espulsione dalla lista, certi che la giustizia chiarirà la sua situazione non possiamo che prendere atto del fatto ed agire per il bene comune. Pensando che il ruolo che ricopriva fosse garanzia del suo operato e che la persona ci forniva ottime referenze, ed anche se non siamo a conoscenza degli eventi precisi che hanno portato al suo arresto siamo comunque costretti ad escluderlo dal nostro progetto”.

 

 

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