Simona resta grave. Lo stalker aveva due denunce e un’ordinanza restrittiva

Resta stabile ma in gravi condizioni Simona Rocca, la 40enne che ieri è stata picchiata e poi quasi arsa viva da Mario D’Uonno, l’uomo con cui aveva avuto una breve relazione.

 

Un fuoco fatuo, si potrebbe definire l’incontro tra i due. Durato forse qualche mese, nel 2017. Una storia che Simona ha tenuto nascosto a tutti. Anche al marito. Un storia che però, da subito, è volta al peggio. Fino a quando non ce l’ha più fatta e, dopo mesi d’inferno, tra stalking, soprusi, pedinamenti, e messaggi ad ogni ora del giorno e della notte, la donna è andata dai carabinieri e ha denunciato il suo stalker. Nero su bianco, in quattro pagine, ha raccontato della loro breve relazione. Di come lui la perseguitasse, dopo. Sono stati poi i militari a convincerla a raccontare quel segreto che si teneva dentro da tempo, e che la spaventava, al marito, Giuseppe, con cui è sposata da 20 anni. A nessun altro però ha detto nulla. Famiglia. Amici. Nemmeno i genitori avevano saputo nulla. Almeno fino a ieri. Tutti vedevano Simona sempre sorridente. Nessuno immaginava l’inferno che stava vivendo, l’incubo in cui si era ritrovata.

 

Mario D’Uonno, conosciuto mentre lavorava all’Oviesse, lei commessa lui guardia della sicurezza, non si rassegnava. Le dava il tormento. Perfino a dicembre, quando la Rocca si era costiuita parte civile al processo che avrebbe dovuto aprirsi l’11 febbraio, l’aveva perseguitata con decine di messaggi minatori. Poi, per un certo periodo, era sparito. Ma solo per qualche mese. A gennaio D’Uonno era tornato a tormentare Simona. A seguirla al lavoro, ad appostarsi sotto casa sua. Lui ormai dormiva in macchina, non aveva una fissa dimora. Si divideva tra Lodi e Vercelli. La donna, disperata, il 1 febbraio, era andata a querelarlo ancora una volta e il Gip aveva emesso un decreto di divieto di avvicinamento. Un decreto che però i carabinieri non erano riusciti a consegnare a D’Uonno. L’ultimo indirizzo noto era a BorgoVercelli e lì si erano recati i carabinieri per notificare la misura cautelare emessa dal Gip, ma a vuoto. Lui non si trovava da nessuna parte, proprio perchè ormai era un ramingo, nella sua auto. Per il suo comportamento ossessivo e persecutorio nei confronti della vittima, D’Uonno aveva già perso la possibilità di detenere armi e aveva collezionato due denunce. E si avviava a dover affrontare il processo.

 

Tutto ciò fino a ieri mattina, quando, ancora una volta, si è presentato davanti alla porta dell’Oviesse. Ha tentato di parlare alla Rocca e di convincerla a tornare con lui. Ma al suo ennesimo rifiuto l’ha picchiata e poi, quando lei ha tentato di barricarsi in auto, l’ha speronata e le ha gettato della benzina nell’abitacolo, incendiandola. Fuggito, si e poi costituito a Novara. In serata è stato fermato per tentato omicidio aggravato dallo stalking e portato in carcere a Vercelli. Agli inquirenti avrebbe parlato di un momento di follia, ma la presenza del combustibile in auto pare suggerire scenari del tutto diversi.

 

La nostra sensibilità su questi temi è massima – spiega il procuratore Pierluigi Pianta-.  La misura nei confronti di quel soggetto è stata presa subito. I militari hanno lavorato nel modo corretto”.

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2 Commenti

  1. Prima di scrivere o commentare bisogna informarsi bene…prima di dichiarare…bisogna accertarsi…e prima giudicare bisogna capire…bisogna vivere le situazioni…e prima di tutto..non bisogna mentire..!!! Le vittime sono coloro che ora piangono per le scelte sbagliate di entrambi…

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