Roberto Amadè: la musica, i tatuaggi e Leri Cavour

Roberto Amadè davanti al Borgo di Leri Cavour (dalla sua pagina FB)

Roberto Amadè è davvero quel che si dice un artista a tutto tondo. La volontà di esprimere le sue emozioni attraverso strumenti espressivi diversi tra di loro ne è la prova lampante. Sarebbe sbagliato affermare che nasce interessandosi alla musica e poi giunge al disegno e alla pittura. Più giusto dire che fin da quando egli comincia, ha già nel sangue tutte queste passioni, che a questo punto si equivalgono. A volte prende il sopravvento l’una, a volte l’altra.

Se diamo un’occhiata veloce al suo percorso ce ne accorgiamo subito. Solo per ricordare qualche tappa: la colonna sonora del film di Giovanni Ziberna “La terra nel sangue”, la collaborazione con Livio Ghisio nel progetto “Il sangue dei poeti”, la vittoria al Premio Bindi del 2010, il terzo posto a Sanremo 2011 nella categoria Giovani con la canzone “Come pioggia” (primo un certo Raphael Gualazzi), l’amicizia con Cristiano De Andrè per il quale ha suonato e scritto canzoni, l’omaggio recente a Rodari con “L’albero” assieme a Franco Pistono ed Edoardo Nicodemo, infine lo spettacolo “Stars. A Pop Rock Celebration” diretto da Alex Negro e Marco Caselle, che vede sul palco, oltre ad Amadè, una grande band e il coro gospel Sunshine che conta un centinaio di elementi.

Non solo musica però nel mondo di Amadè. Anche disegno e pittura come testimoniano le numerose mostre, personali e collettive a cui ha preso parte. Inoltre nelle scorse settimane ha realizzato un Lupo Bianco, donato a Carlo Olmo per ringraziarlo dell’aiuto dato alla gente durante l’emergenza Covid-19. Da più di due anni Roberto ha aperto a Trino Vercellese lo studio Amadè Tatoo, un altro tassello che va ad aggiungersi a quelli appena menzionati.

«La passione per i tatuaggi è sempre stata viva e presente. La inserisco fermamente tra le forme d’arte che prediligo. Credo che la decorazione del corpo sia in grado di toccare sfere nascoste della nostra psiche, rendendoci unici, più forti e migliorando spesso anche la visione anatomica del nostro fisico», ci spiega Amadè, che aggiunge, «io personalmente mi rivolgo ad ogni cliente come se dovessi creare un quadro, quindi parto da un progetto su misura, sia che si tratti di un grande lavoro o di un tatuaggio molto piccolo. Cerco l’originalità, studiando disegni unici e mai ripetuti».

Chiaramente d’ora in avanti e dopo ciò che è successo in questi mesi, dovrà prendere ulteriori precauzioni. «La riapertura dello studio è avvenuta il 3 giugno e la sto affrontando molto seriamente, con estrema attenzione. Già precedentemente al Covid-19 ho sempre seguito scrupolosamente ogni linea guida riferita alle norme igieniche, in questo sono stato e sarò sempre molto severo».

Amadè ci ha raccontato che ogni volta riveste completamente il tavolo di lavoro, le lampade, i contenitori del sapone disinfettante e la macchinetta con pellicola trasparente, garze coesive e copricavi, tutto questo per evitare qualsiasi possibilità di contaminazione crociata. Inoltre indossa sempre tutti i dispositivi di sicurezza obbligatori per legge, come mascherina, guanti, camice, manicotti, soprascarpe e occhiali, rigorosamente tutto monouso.

«Tutto questo è sempre avvenuto anche prima di questa grave pandemia – continua Roberto – Oggi l’unica cosa che aggiungerò, per quanto riguarda l’esecuzione, è la visiera protettiva. Questo permette di comprendere che l’attività professionale del tatuatore si distingue per un’elevata sicurezza, sia per il professionista che per il cliente, e per questo invito sempre tutti a diffidare di chi professa questo lavoro in casa, abusivamente, non rispettando le adeguate norme igieniche. Ho voluto inoltre , in questi mesi, prendere un ulteriore attestato che mi permette di essere preparato ad affrontare qualsiasi tipo di cliente e i rischi derivati dal Covid-19».

Abbiamo parlato del musicista, dell’artista e del tatuatore. In ultimo bisogna spendere qualche parola per raccontare Roberto Amadè promotore del suo territorio. Insieme a Marianna Fusilli e a Luciano Vigani ha fondato l’associazione L.E.R I. Cavour, che si occupa di tutelare e promuovere il recupero dell’omonimo Borgo, storica tenuta agricola di Camillo Benso Conte di Cavour. Il nome è un acronimo che significa Laboratorio Educativo Risorgimentale Italiano.

«In questi giorni abbiamo deciso di installare la bandiera Italiana sul balcone della residenza a Leri – continua Amadè – Un gesto dettato da un amore profondo per la nostra Nazione e dal desiderio di ricordare la nostra Storia, perché soltanto la profonda conoscenza di essa ci permette di affrontare, con coraggio, questo nostro triste presente e soprattutto ci guiderà nella luce del futuro»

Da quando c’è l’associazione a Leri sono stati intensificati i controlli contro gli atti vandalici (ad agosto un writer francese era entrato facendo numerosi danni), ma soprattutto sono aumentati i visitatori, provenienti dal Piemonte, dalla Lombardia, dalla Liguria, dalla Germania, dalla Francia. Segno inequivocabile che l’associazione sta andando nel verso giusto.

Prossimamente, assieme all’architetto Rolfo, verranno valutate altre strategie di intervento per salvaguardare alcuni fabbricati, come ad esempio la Chiesa che è martoriata dalle infiltrazioni. Uno degli ultimi incontri è stato con il conservatore del Museo Leone, Luca Brusotto, per studiare il trasferimento della statua di Cavour a Trino (un’altra è a Crova ed è già stata monitorata). È anche in fase di progettazione un docufilm che vedrà protagonisti proprio coloro che hanno abitato a Leri fino al giorno prima dell’esproprio da parte di Enel.

Tempo fa, davanti a un caffè, Roberto Amadè mi confidò che il suo obiettivo principale è quello di emozionare le persone. «Se non riesco a trasmettere questa emozione tutto ciò che faccio non ha senso». Ebbene, la musica, la pittura, i tatuaggi, Leri Cavour un senso ce l’hanno, eccome.

Massimiliano Muraro

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