Dall’ex prefetto di Vercelli, Salvatore Malfi, alla sua ex vice, Raffaella Attianese ora a Torino. Tutti rinviati a giudizio insieme a due funzionare prefettizie al presidente della una cooperativa che si occupava di accoglienza migranti, la «Obiettivo onlus». Le accuse variano dalla turbativa d’asta all’abuso di ufficio, dalla frode al favoreggiamento, passando per la corruzione, le minacce, l’estorsione e via elencando. Un’indagine complicata, su presunti favori dei rappresentanti di Governo alla cooperativa che si occupava di richiedenti asilo. Malfi – il prefetto – è stato immediatamente trasferito ad un altro incarico: inizialmente a Salerno, poi sospeso e messo a disposizione. Stessa sorte pure per la sua vice, Raffaella Attianese, che ha immediatamente preso la strada verso la Prefettura di Torino. Ora si occupa di dare attuazione al decreto Salvini in tema di sgomberi delle occupazioni abusive. Dal Moi in giù, considerando le dimensioni della struttura da liberare. Attianese, ieri, si è presentata in aula, a rendere dichiarazioni spontanee in cui ha dichiarato al sua innocenza. Ma contro si lei ci sono anche intercettazioni. Il finale di questa storia è che le indagini – durate mesi – oltre alle vicende legate ai migranti hanno imboccato un secondo filone. Che riguarda quella che stata definita «zona grigia» tra pubblico e pubblico e privato. E che interessa essenzialmente Melfi e Attianese. E il modo in cui venivano trattate le segretarie e la colf dell’alloggio prefettizio.