Non si smentisce Marco Quaglia. Anche nel momento della presentazione del suo libro “Mi riprendo la vita”, di fronte ad una marea di gente accorsa al “Giardinetto”, e di fronte ai giornalisti, pensa agli altri più che a se stesso. Infatti alla domanda di un cronista: “A chi dedica questo libro?”, Quaglia risponde: “Alla memoria della bidella di Sestu Agnese Usai, andata a cercare su Internet la sua storia”.
Siamo andati a cercarla, e abbiamo capito perfettamente la dedica. Agnese Usai, stimatissima bidella a Sestu, provincia di Cagliari, era appena andata in pensione, nel 2016, quando aveva scoperto di essere indagata per un’accusa inverosimile lanciatale da una bambina di quattro anni, la quale aveva detto che la bidella l’aveva molestata sessualmente nei bagni della scuola.
Non una sola prova, in due anni, a suffragare questa accusa tanto infamante (come nel caso Quaglia) quanto inverosimile (come nel caso Quaglia). Solo la fantasiosa ricostruzione della consulente del pm (lo stessaodel caso Quaglia), una psicologa esperta nella controversa terapia Emrd, quella della cosiddetta macchinetta dei ricordi.
Per fare qualche esempio di come il caso-Usai ricordasse da vicino quello di Marco Quaglia, basti pensare che, ad un certo punto, la bambina accusatrice dice che la bidella la filmava con il cellulare mentre era in bagno. Peccato che Agnese Usai non avesse uno smartphone, ma un vecchio cellulare che non poteva filmare alcunché. E quando finalmente il magistrato chiede direttamente alla bambina di descrivere la Usai, la piccola parla di una donna alta e dai lunghi capelli gialli, mentre la Usai era piccola (un metro e cinquanta) e aveva i capelli corti e bianchi.
Morale, dopo due anni di accuse che continuavano a non essere archiviate, nonostante la loro palese infondatezza, non reggendo più pressione, e dopo aver ricevuto dal pm la notizia dell’avviso della prosecuzione delle indagini, Agnese Usai si è tolta la vita. Quaglia, aveva resistito ben otto anni, prima di tentare a sua volta il suicidio (come ben descrive nel libro), per fortuna non riuscendoci, ma la vicenda di quella donna che, prima di uccidersi, aveva lasciato un disperato biglietto “Sono innocente”, l’ha colpito al punto che ora il libro, recensito dalla Iena Alessandro Di Giuseppe, verrà dedicato a lei. Inoltre Quaglia ha dichiarato che, una volta tornato nella sua amatissima Sardegna, andrà a salutarla al cimitero di Sestu.
Detto della dedica, diciamo che la presentazione del libro, svolta attraverso un colloquio tra Quaglia e il giornalista Enrico De Maria, è riuscita al meglio. Il giardino del locale di via Sereno era affollato di gente (con mascherine e distanza di sicurezza) e, tra il pubblico c’erano persone care a Quaglia, a partire dalla mamma, che lo ha sempre incoraggiato a non arrendersi all’ingiustizia. C’erano l’avvocato Massimo Mussato, che nel libro Quaglia ringrazia in modo particolare, l’ex fidanzata che l’ha difeso con lealtà quando la vicenda giudiziaria sembrava mettersi al peggio, la fotografa del famoso album “incriminato” e la nipote, oggi mamma felice, che appariva, bambina. nelle foto assurdamente ritenute scandalose. E c’erano coloro che lo hanno aiutato a stampare il libro presso la Stilgraf di Cesena.
E poi tanti, tantissimi amici, che in questi anni non lo hanno abbandonato. “Devo davvero ringraziare tutta Vercelli – ha detto l’autore – che ha capito il mio dramma e mi è stata vicina”.
Distribuite in poco tempo le copie del libro, che da domani sarà comunque in libreria, Quaglia andrà subito a consegnarle e a presentarle in Sardegna. Perché “riprendersi la vita” (dopo nove anni un mese) significa ricominciare da dove tutto finì di colpo, in una terribile giornata del febbraio 2012, solo per aver cercato di aiutare un (ex) amico.





