In Piemonte aumentano le violenze sulle donne

Ben 3.455  donne hanno contattato i centri antiviolenza del Piemonte nel 2018. Un numero in aumento rispetto al 2017, il 55% di loro proviene dall’area metropolitana di Torino, il resto dalle altre province. Lo certifica una ricerca del’Ires presentata agli Stati generali del Piemonte per il contrasto alla violenza di genere, la relazione è stata fatta da Antonio Soggia e Silvia Venturelli.

Altri numeri parlano di 3125 donne seguite nel 2018 da un centro, per il 72% delle quali è stata la prima volta (2000 solo nel Torinese). Si tratta di quasi mille casi in più rispetto al 2017: un incremento che testimonia anche la maggiore capillarità dell’azione svolta dai presidi territoriali e, allo stesso tempo, un’accentuazione dei fenomeni di violenza.

 

“Il contrasto alla violenza di genere – ha detto l’assessore regionale alle pari opportunità Monica Cerutti – è stato negli anni una priorità all’interno del nostro lavoro. La nostra rete di centri antiviolenza si è ampliata notevolmente: quest’anno arriveremo a 20, con ben 46 sportelli su tutto il territorio regionale”.

 

Dall’indagine IRES emerge anche un  identikit delle donne che chiedono aiuto. Il 64% è di nazionalità italiana, per lo più tra i 31 e i 50 anni, la maggior parte sposate o in una coppia di fatto. Solo il 12% ha una laurea, mentre il 40% possiede unicamente la licenza di scuola media. Netta la prevalenza di donne con figli (76%), mentre è di soli dieci punti lo scarto tra i soggetti che lavorano (51%) e le donne disoccupate (41%).

 

Per le forze dell’ordine, presenti agli stati generali convocati dal Gruppo Abele, “Bisogna sempre lavorare in squadra” come ha detto il questore di Torino Francesco Messina. “Prima di arrivare in questa città, negli altri territori in cui ho operato la rete è stata determinante. A Torino ho subito notato un diffuso rispetto delle istituzioni, mentre mi è parso più complesso il lavoroorizzontale”.

 

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