Olmo all’assessore Politi: “Mi ha denigrato in Consiglio comunale, voglio risposte”

Olmo mostra la lettera protocollata in Comune

 

Carlo Olmo l’ha definita una questione, per lui “dolorosa”. Ed è quella che il filantropo vercellese ha affrontato nella seconda parte della conferenza stampa di questa mattina nella sua abitazione di via Delpiano. La questione è una frase, pronunciata il 15 maggio scorso, nel famoso, lunghissimo, Consiglio comunale sul bilancio, dall’assessore alle Politiche sociali Ketty Politi. Questa frase: “Siamo molto dispiaciuti all’assessorato Politiche sociali, che nella conferenza stampa (quella del 6 maggio, con l’annuncio delle donazioni di Olmo all’Angsa, o quella di quattro giorni prima per la presentazione della Tavola del Lupo Bianco?, ndr), magari per stanchezza, magari per troppe cose da comunicare ai giornalisti, è uscita una frase che a noi ha veramente fatto male perché è stato detto: ‘Il Comune e gli enti locali facciano il loro mestiere, io non avrò contatti per nulla con i Servizi Sociali del Comune di Vercelli per questa campagna di raccolta alimentare e distribuzione di pacchi viveri; questa cosa a noi è dispiaciuta molto e su quello ci stiano interrogando”.

Olmo fa ascoltare ai giornalisti le parole pronunciate da Ketty Politi in Consiglio

Ha detto Olmo questa mattina: “Io non ho mai pronunciato quelle parole che mi vengono attribuite dall’assessore Politi. Non ce n’è traccia né nelle dirette Facebook, né nei resoconti dei giornalisti. Per questa ragione, il 16 maggio ho scritto in privato all’assessore Politi, domandandole dove avesse letto o ascoltato quelle parole. Non avendo ricevuto risposte, il 18 maggio ho protocollato una richiesta ufficiale in Comune chiedendo di avere spiegazioni, chiedendo che mi venisse data una risposta entro una settimana. Non avendo ricevuto nulla di nulla, ho convocato questa conferenza stampa per affermare che sono io semmai ad essere molto amareggiato per le parole dell’assessore Politi che mi offendono nel profondo”.

Olmo ha quindi ricordato le convenzioni stipulate ormai da dodici anni con le Politiche sociali dalla sua Accademia di arti marziali, a favore dei ragazzi diversamente abili e degli anziani e, ribadendo di “non avere mai detto una frase del genere né in conferenza stampa né mai”. Ha aggiunto che semmai dovrebbe essere lui a sentirsi amareggiato perché, pur invitato, al pari dei sindaci di Santhià e di San Germano, che invece erano andati, né il sindaco né nessun altro rappresentante del Comune di Vercelli (a cui aveva pur donato 40 mila mascherine) si sono presentati alla famosa distribuzione degli ultimi Dpi all’ospedale, quando medici ed infermieri erano usciti dai reparti Covid per ringraziarlo. Amarezza che Olmo non aveva signorilmente esternato in quella circostanza, ma che oggi ha espresso pubblicamente, ferito soprattutto dalla mancata risposta alla sua richiesta di chiarimenti: “Ho concesso una settimana – ha detto – sarebbero bastati cinque minuti”.

Poi il filantropo vercellese ha fatto ascoltare la registrazione delle parole pronunciate dall’assessore nel Consiglio del 15 maggio.

Ha detto Olmo: “Non adirò le vie legali, ma quella frase mi ha calunniato e quindi qualcuno dovrà farmi una risposta ufficiale. Io ho sempre avuto il massimo rispetto delle istituzioni. Nel periodo dell’emergenza ho dialogato e collaborato fattivamente con la Regione (il mio referente era Carlo Riva Vercellotti), con la Provincia (trattando con il presidente Eraldo Botta), con le Dogane e con l’Esercito. E poi, ripeto, ho regalato al Comune di Vercelli 40 mila mascherine chirurgiche. Una frase come quella pronunciata dall’assessore Politi in Consiglio comunale, cioè nella massima assemblea elettiva della città, ha offeso non solo me, ma anche i volontari che si sono operati in questi giorni per distribuire gli aiuti alimentari ed i cittadini – sempre più numerosi – che hanno sostenuto, che stanno sostenendo, la missione del Lupo Bianco”.

edm

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