Sabato 21 alla libreria Mondadori, inizio ore 18, Monica Coppola presenta “La misura imperfetta del tempo” (Las Vegas). Dialogherà con lei Giusy Laganà. Il romanzo parla di una famiglia, tre donne di tre generazioni diverse e un vecchio segreto che sta per essere rivelato.
Mia ha ventidue anni e lotta perennemente con ansie e insicurezze. E cresciuta nella periferia torinese con i nonni materni, senza sapere nulla dell’identità del padre. La nonna, Zita, è vivace e dinamica ma ora deve superare il lutto per la recente morte del marito. La madre, Lara, ha anteposto la carriera all’istinto materno e vive a Milano dove coltiva ambizioni e amanti conosciuti online.
Durante una vacanza alle terme, Zita incontra Santo, accetta il suo corteggiamento e ricomincia a vivere. Questa sua scelta destabilizza Mia che, ancora legata al ricordo del nonno, inizia a ostacolare la relazione. E riporta Lara a Torino, per capire cosa stia succedendo tra nonna e nipote.
Quando le tre si ritrovano, il confronto sfocia in un aspro litigio, ma la verità sul padre di Mia, che Lara ha tenuto nascosta a tutti per più di vent’anni, sta finalmente per venire a galla.
Sempre sabato 21, ma alla libreria Dell’Arca in via Galileo Ferraris, inizio alle 16.30, tocca a Cristiana Serangeli e al suo ultimo libro “Ti devo un tramonto” (Capponi).
Quando il destino decide di togliere a Vittorio l’amore materno lui è solo un piccolo uomo di tre anni. Una cicatrice nell’anima che segnerà tutto il suo percorso esistenziale, costringendolo a restare quotidianamente in bilico tra la paura di amare e il bisogno imprescindibile di essere amato.
La sensibilità d’animo di un uomo di altri tempi lo porterà a porsi mille interrogativi quando, per caso, inciamperà nella vita di Chiara e inevitabilmente si troverà a fare i conti con i fantasmi che abitano la sua mente e lo obbligano a vivere continuamente succube di un passato troppo doloroso.
Non una donna tra tante, ma l’unica capace di accarezzare le sue angosce trasformandole in forza. Un incontro che è frutto di un disegno della sorte, perché quando la vita sottrae, poi puntualmente aggiunge e colma quel vuoto che per anni ti ha accecato impedendoti di riconoscere in un tramonto mille sfumature di colore.