Molinari e Lubatti: “Il nulla assoluto e l’inconsistenza di questa nuova amministrazione regionale”

Riceviamo e pubblichiamo

 

 

 

Sono passati otto mesi dalle elezioni, e senza voler fare polemiche strumentali, colpiscono l’inconsistenza della nuova amministrazione regionale e la sua inadeguatezza ad affrontare i compiti assegnati dal voto.

Se già è significativo che non si governino le emergenze, è ancora più preoccupante che non si sappiano individuare le priorità.

Non entriamo neppure nel merito delle vicende, comunque molto gravi, che hanno portato alle dimissioni di un assessore; basta osservare come in più di 230 giorni non sia emerso un solo aspetto su cui Giunta e maggioranza abbiano mostrato di avere idee chiare o visione.

 

Partiamo pure dalle crisi aziendali, su cui il centrodestra ha abbondantemente speculato nella legislatura passata, con superficiale, consumato cinismo.

Ci saremmo aspettati soluzioni inedite, qualche coniglio che saltasse fuori dal cilindro della propaganda. Invece anche dalla posizione di governo la strategia di questi signori resta affidata ai post, ai tweet, ai comunicati stampa con cui esprimere solidarietà ai lavoratori, indignarsi con i vertici dell’azienda di turno e “chiedere tavoli” al Mise.

 

Intendiamoci, sono tutte cose giuste in sé, ma in sé ovviamente non sufficienti a governare le crisi.

Non possiamo quindi che associarci alle giuste riflessioni del sindacalista Claudio Chiarle di qualche giorno fa, quando ricordava l’importanza del “costruire relazioni, di saper mediare, di sapere spiegare il punto di caduta”, “perché il ruolo delle istituzioni è avvicinare le parti per un’intesa, non lo schierarsi politicamente”. Parole a cui davvero non si può aggiungere molto, se non che ad oggi non si è ancora neppure capito con chiarezza chi sia, tra i membri dell’esecutivo, a farsi carico della “questione economica piemontese”, legata a doppio filo ai temi dello sviluppo industriale e della pianificazione territoriale.

Chi ha in mano, oppure nella testa, il progetto “a un’altra velocità” su cui questa amministrazione ha chiesto fiducia ai piemontesi? E cosa aspetta a tirarlo fuori? Sarebbe la più autentica e compiuta manifestazione di solidarietà a chi è in difficoltà. Ben più di post e comunicati.

 

Magari qualcuno pensa, un po’ come ci hanno abituato i 5Stelle, che amministrare sia limitarsi ad “ascoltare”, interpretando gli umori e le rabbie di chi parla e offrendo loro una eco sterile prima che strumentale. Ma se è perpetuando la retorica elettorale che Cirio crede di ridare lustro a una Regione affaticata e alle sue aziende in crisi è facile prefigurare un esito – ahinoi – tutt’altro che positivo per i piemontesi e per il nostro sistema produttivo.

Quando, pochi mesi or sono, Confindustria ammoniva che “il Piemonte è al palo e continua a perdere posizioni rispetto ad altre regioni italiane”, quando il settore manifatturiero esprimeva preoccupazioni che nel tempo hanno purtroppo trovato conferma, su cosa fondava Cirio il proprio ottimismo (dispensato a piene mani sotto elezioni) circa la possibile inversione di tendenza? Erano solo parole o c’era qualche idea dietro?

Ma al di là delle parole, che certamente non gli mancano mai, che farà di concreto Cirio per consentire al Piemonte di non perdere le opportunità offerte dai fondi europei? Siamo curiosi, perché si trattava di un vero punto chiave della sua campagna elettorale, e anche perché la sollecitazione a occuparsene gli è stata rivolta pochi giorni fa dal presidente degli industriali Ravanelli, che peraltro auspica l’abbandono delle politiche protezionistiche di Trump, sul presupposto – sacrosanto per chi scrive – che le nostre aziende siano votate all’export. Concetti rispetto ai quali la solida maggioranza sovranista di Via Alfieri dovrebbe esprimersi con chiarezza, visto che per cinque anni a Torino Lega e FdI hanno predicato l’esatto opposto, conducendo – lì come a Roma – crociate contro il libero commercio.

Insomma, vorremmo capire chi siano realmente questi signori.

 

Che idee abbiano, se ne hanno, e cosa pensano di fare.

 

Ad oggi di loro sappiamo che dovevano far ripartire la sanità, ma vanno talmente “a un’altra velocità” che per ora sono solo riusciti a fermare la Città della Salute di Novara.

 

Sappiamo che vogliono i presepi nelle scuole e i crocefissi alle pareti del Consiglio, al punto da renderlo un punto qualificante dell’azione di governo: tanto nelle lettere degli assessori che negli ordini del giorno votati a Palazzo Lascaris.

 

Sappiamo che hanno monopolizzato numerose sedute d’aula per compiacere Salvini, votando le legge presentata dalla Lega per chiedere il referendum abrogativo sulla quota proporzionale della legge elettorale.

 

E sappiamo che hanno praticamente ri-votato la medesima delibera sull’autonomia già approvata dall’amministrazione Chiamparino, vendendola addirittura come una conquista storica, con tanto di foto celebrativa.

 

Altro non sappiamo e non è dato sapersi, perché dopo otto mesi non c’è letteralmente traccia di niente.

 

La nostra non vuol essere solo una descrizione dell’immobilismo ma uno stimolo per ripartire nel il nostro territorio: 2 azioni, subito!

– Costituzione di un tavolo di crisi permanente inter-assessorile in Regione e in collaborazione con le Città interessate per affrontare le crisi aziendali

– Sollecito al Governo per la ripresa dei lavori dell’Osservatorio TAV, e commissione di lavoro per far ripartire davvero (e senza le false promesse come ha fatto Toninelli) la AT-CN e le altre infrastrutture utili all’economia del Piemonte

 

Nota conclusiva.

 

A quanto abbiamo appreso da organi di stampa, il Presidente e il suo vice Carosso sarebbero volati negli Stati Uniti al Sundance Film Festival per partecipare al party organizzato per la prima di Truffle Hunters, documentario dedicato a un gruppo di trifulau delle Langhe. Subito dopo, da Salt Lake City si sarebbero spostati a Capo Verde per stringere accordi di cooperazione, in un luogo che il Presidente definisce “un’opportunità per i nostri imprenditori e le nostre aziende”. Al punto che il prossimo maggio dovrebbe tenersi un forum aperto a imprenditori capoverdiani e piemontesi, in materia di energia, agricoltura e turismo.

A noi non interessa se Cirio e Carosso abbiano pagato “di tasca loro” la missione, come si sono affrettati a far sapere. Anzi, se la missione è nell’interesse del Piemonte (e non ci permettiamo di dubitarne) l’autofinanziamento ci pare improprio, oppure l’ennesima forma di marketing politico.

Le nostre perplessità sono di altra natura. Anziché volare ai festival cinematografici americani per promuovere tartufi (ci vadano per capire come rilanciare il TFF, magari), e al di là dei nobili fini di cooperazione internazionale, sarebbe già più che sufficiente in questa fase che il Presidente del Piemonte riuscisse a far dialogare la sua regione con Lombardia e Liguria.

Anche sull’asse con Milano e Genova vediamo infatti una grande comunicazione autocelebrativa insieme ai colleghi Fontana e Toti, e dietro – come al solito – il nulla assoluto.

 

Vero marchio di fabbrica di questa amministrazione.

 

 

 

Claudio Lubatti

Gabriele Molinari

Membri comitato promotore nazionale #Azione

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