Il meraviglioso Bach che affratella dedicato al ricordo di Andrea Raineri

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Vercelli – Per gran parte della sua breve, ma intensa e generosa vita Andrea Raineri ha inseguito l’ideale della bellezza attraverso l’arte. E sarebbe, anzi sarà stato felice del concerto che ieri la Camerata Ducale, per bocca del direttore artistico Cristiana Canziani, ha annunciato di dedicargli. Perché grazie a tre strepitosi interpreti (Ramin Baharami al pianoforte, Massimo Mercelli al flauto e Guido Rimonda al violino, con una sempre più impeccabile Camerata Ducale), la musica di Bach si è levata a picchi di bellezza difficilmente raggiungibili.

Ramin Bahrami da sempre dichiara la sua passione, anzi, il suo amore incondizionato per Bach. “Il quale afferma “, mi ha salvato la vita. Gliel’ha salvata, per la precisione, nel 1982, a Teheran, quando Ramin, figlio di un ingegnere siriano, che si dilettava a suonare il violino e di una pianista russa, ascoltò, sotto i bombardamenti della guerra  tra Iran e Iraq, una vicina di casa gli fece ascoltare la Toccata dalla Sesta Partita suonata da Glenn Gould. “Quella musica – ripete spesso in giro per il mondo Bahrami – mi ha salvato la vita nel senso che mi ha fatto capire che non dovevo fermarmi ad ascoltare solo le stonature del mondo, se esisteva un modo così elevato di fare musica”. Cinque anni dopo, Ramin avrebbe raggiunto l’Europa per sfuggire al regime degli ayatollah, che gli avevano imprigionato il padre. Ma, pur non essendo mai più tornato in Iran, non perde occasione per esternare, grazie a Bach, il suo amore verso la “sua Persia”

Nel mondo quotidiano le stonature persistono, ma Bach, che per Bahrami è quasi una religione più che un compositore, è in grado di farci guarire “dalla  sordità dei sentimenti e dall’indifferenza verso gli altri che sperimentiamo ogni giorno”. Perché Bach è “un massaggio al cervello”.

Ad Andrea Raineri sarebbe piaciuto conoscere di persona un personaggio straordinario nel panorama musicale qual è Ramin Bahrami, un musicista in grado di far amare il suo Bach ai giovani, convincendoli -perché lui è convinto -che il suo compositore prediletto ha più vivacità dei più grandi rockettari che siano mai esistiti, da Frank Zappa a Jimi Hendrix.

Pensavamo a tutte queste cose risapute di Bahrami, ieri sera, quando s’è messo al pianoforte e, con Mercelli e Rimonda e la impeccabile Ducale ha dato il via all’incanto con l’atipico Concerto in la minore per flauto, violino, pianoforte (al posto del cembalo), orchestra d’archi e basso continuo. Poi lui da solo al piano, con l’orchestra, il secondo prodigio: il Concerto in fa con lo stupefacente Largo, ed infine, ancora il trio di solisti e l’orchestra impegnati nel Quinto Concerto Brandeburghese in cui Barahmi si è impegnato a “spiegare” appunto la vivacità antesignana del rock di Bache specie nel primo movimento, rimbalzando letteralmente con tutto il corpo sulla tastiera. Personalmente la presenza dell’immenso (come interprete e come uomo) pianista iraniano mi ha richiamato alla mente quella di tanti anni fa, nel 1987, quando un altro musicista, stavolta statunitense di nascita ma di origine ebraica, Yehudi Menuhin, venne al Civico su invito del professor Robbone per ricevere il Viotti d’oro”: anche allora ci trovammo di fronte ad un uomo (e quanto sarebbe piaciuto a Raineri, che allora aveva dieci anni) che trascendeva il pur importante musicista, un uomo che parlava al cuore e col cuore. Come Bahrami.

Prima del concerto, al Ridotto, l’incontro col pubblico dei tre musicisti intervistati da Piovano

Prima del concerto, successo dell’iniziativa “A tu per tu”, ospitata al Ridotto: l’incontro (il premi della serie) tra i protagonisti del concerto e il pubblico, con il solito inappuntabile, colto e spiritoso Attilio Piovano a porre domande intelligenti e spronanti ai musicisti.

Tutto sarebbe, anzi è piaciuto ad Andrea Raineri, cultore della bellezza in senso dostoevskijano: quella che salverà il mondo. Tutto, compreso l’augurio finale al pubblico di Bahrami (dopo due bis) per il 2019: “Che sia un anno di contrappunti, cioè di fratellanza e assai più pieno di colori rispetto al 2018 che ci ha appena lasciati”.

Edm

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