L’orazione di Robotti all’amico Gil: “Sempre schierato a difesa dei diritti e per i più deboli”

L’intervento di Robotti (foto Renato Greppi)

Oggi, Gilberto Valeri è stato salutato da tanti politici e amministratori (attuali ed ex), ma anche dai dipendenti della Provincia e da semplici cittadini davanti alla sua abitazione di via Camillo Leone 8. Poi è toccato all’ex sindaco di Vercelli Ezio Robotti ricordarlo, con un intervento davvero esemplare. Non era la prima volta che Robotti svolgeva un’orazione pubblica per una persona che aveva conosciuto bene: sono ancora in molti a ricordare quella, davvero splendida, fuori dal Duomo quando, trentasei anni fa, furono celebrati i funerali di Joseph Robbone: quel giorno, Robotti era ancora sindaco. In tempi più recenti, Robotti ha fatto la stasa cosa per Irmo Sassone, per il suo predecessore a sindaco Ennio Baiardi e per Aldo Besate, nel cimitero di Borgo Vercelli.

Ma vediamo alcuni passaggi cruciali dell’orazione di oggi per Gilberto Valeri.

“Grazie a tutti – ha esordito Robotti – per essere qui oggi a rendere omaggio e rivolgere il saluto di commiato al compagno Gilberto Valeri, Gil il Rosso, traduzione dello pseudonimo identificativo della sua mail personale!.

A ben pensarci, in queste semplici parole, una sorta di autodefinizione di se stesso, è racchiusa tutta la storia politica di Gilberto.

Come ben sappiamo è stato un prestigioso dirigente comunista e un autorevole rappresentante di numerose Istituzioni locali e regionali, ma al fondo ci sta quella che Giorgio Amendola definì una scelta di vita, quella del rivoluzionario di professione, del funzionario di partito. Scelta per nulla facile, che comportava rinunce, sacrifici, privazioni, non sempre ripagati. La scelta di stare sempre e comunque dalla parte dei deboli”.

GLI ESORDI DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE COMIUNISTA

Quindi il racconto degli esordi politici: “Dal rione Cervetto, dalla sua casa di Corso Rigola, inizia la sua militanza, giovanissimo, nelle file della Federazione Giovanile Comunista Vercellese di cui diviene segretario e componente del Comitato Centrale della F.G.C.I. nazionale.

Gil, considerava il suo maestro politico Silvio Ortona di cui è stato un giovane collaboratore, e il P.C.I. la sua scuola di formazione che lui stesso definì l’“università del militante comunista”! Ne parlammo nell’autunno dello scorso anno, allorquando la Fondazione Rinascita Vercellese pubblicò il volume “Da Primo Levi alla Libreria del Popolo – L’amico del popolo 1945-1950” e organizzòl’omonimo convegno di presentazione dedicato in particolare al …ruolo di Silvio Ortona nella politica culturale della Federazione Comunista di Vercelli”.

A queste due iniziative, Gilberto collaborò direttamente e nel corso di un colloquio che ebbi con lui al riguardo, mi raccontò un aneddoto che ritengo esemplare di un certo periodo storico e delle diverse anime che caratterizzavano la vita interna del PCI.”

Aneddoto davvero istruttivo “Dopo una fase iniziale di militanza, a Gilberto, credo sul finire degli anni ’50, per le doti dimostrate nel lavoro politico, fu proposto di approfondire gli studi presso la scuola quadri dell’Unione Sovietica; doveva insomma andare a Mosca. Ne parlò proprio con Ortona e gli chiese consiglio. La risposta di Silvio fu inequivocabile: “Non andarci! Continua la tua militanza e la tua formazione nel Partito Comunista Italiano”. Gilberto segui il consiglio di Ortona e divenne a tutti gli effetti un esemplare comunista italiano, come molti della sua generazione e di quella successiva.

I figli Furio e Tania con l’amido del cuore di Valeri Pier Angelo Gianotti

In questo episodio c’è da un lato la lungimiranza e la sensibilità di Ortona e dall’altro il coraggio di Gilberto,perché rifiutare una simile proposta poteva non essere la scelta più opportuna, ma come sappiamo l’opportunismo non fu di certo una caratteristica di Gil”.

IL PRIMO INCONTRO NEL 1961

E poi il ricordo di quando i due si conobbero: “Conobbi Gilberto nel 1961, lui aveva appena concluso, per sopraggiunti limiti di età, l’incarico  di Segretario della F.G.C. Vercellese, ed io e altri amici avevamo fondato un giornalino, “il ridotto”, che diffondevamo tra gli studenti delle medie superiori; era di orientamento di Centro-Sinistra dichiarato. Come giusto che fosse, Gil prese contatti con noi, volle conoscerci e capire il senso della nostra iniziativa, sicuramente contro corrente rispetto al tradizionale goliardismo studentesco, in particolare di stampo borghese e liberale.

Le condoglianze alla moglie Mariella del Presidente della Provincia Eraldo Botta (foto Greppi)

L’approccio reciproco non fu particolarmente felice; per un verso perché per noi 18enni il rapporto con una persona di 26 anni (differenza di età che, secondo una tipica giovanile presuntuosità, era considerata abissale) ci sembrava mettesse a rischio la nostra autonomia; per un  altro verso, l’atteggiamento un po’ pedagogico che Gilberto ebbe nei nostri confronti ci indispettì e così interrompemmo le relazioni.

Poi le nostre strade proseguirono parallele: Gilberto negli organismi dirigenti della Federazione Comunista ed io prima nell’associazione Nuova Resistenza e poi nello Psiup.

PROGRESSISTA PER TUTTA LA VITA

Ci ritrovammo insieme, nella seconda metà degli anni ‘60 nel Consiglio comunale di Vercelli. Di Gilberto conobbi allora alcuni tratti peculiari della sua personalità: il rigore e la precisione nell’argomentare le posizioni; la capacità di tenere il punto nelle polemiche e nelle contrapposizionidialettiche; la fermezza dei valori su cui fondava le proprie convinzioni; una radicalità che però sapeva accortamente usare per mediazioni al più alto livello possibile.

Tanta gente davanti ala casa di via Camillo Leone, 8

Per un breve periodo ci ritrovammo insieme nella Camera del Lavoro di Vercelli, lui al sindacato dei Chimici ed io alla Fiom e condividemmo le battaglie per l’autonomia delle singole Federazioni Sindacali e per il rinnovamento del sindacato verso quello che divenne poi il sindacato dei consigli affermatosi durante e dopo l’autunno caldo del 1969.

Anche questa circostanza rivela un tratto significativo della  personalità di Gil. Non era affatto un conservatore, custode della tradizione, sia pure di sinistra. Era attratto dai movimenti innovatori, se agivano però nel solco dei valori del socialismo e della storia del movimento operaio italiano e internazionale, e riteneva che il Partito dovesse dialogare con essi e assumerne la guida. Per tutta la sua vita è stato davvero un progressista”.

Gilberto diventa Segretario della Federazione Comunista Vercellese nel 1970, dopo l’elezione in Consiglio Regionale del compianto Piero Besate e qualche anno dopo si trovò a gestire la confluenza dello Psiup Vercellese nel PCI nel 1972.

Il consigliere regionale Carlo Riva Vercellotti e il gonfalone della Regione. Dietro di lui, il vice sindaco Simion

Il gruppo dirigente della Federazione di Vercelli dello Psiup, di cui facevo parte, al momento dello scioglimento di quel partito,  decise di confluire nel  Pci senza esitazioni, ma la cosa non era affatto semplice, anche per qualche tensione tra i due partiti che si era verificata in passato.

Noi eravamo gli esponenti di un piccolo partito, però  con solide e radicate presenze nelle fabbriche non senza qualche rivalità di troppo con i comunisti; eravamo in gran parte giovani e impegnati nella militanza politica permanente a tutto campo, guidati da una personalità di assoluto valore, Pino Bosso il nostro sicuro e autorevole  riferimento, ben conosciuto e stimato dai dirigenti e dai compagni della federazione comunista. Non fu facile per Gilberto inserire questo gruppo di giovani scalpitanti negli organismi dirigenti del partito a tutti i livelli; alcuni infatti paventavano che la confluenza così gestita innescasse elementi di frazionismo che avrebbero indebolito la coesione del gruppo dirigente. Gilberto lo fece con abilità e con la determinazione che gli era propria e che diventava granitica quando era convinto di essere nel giusto, la qual cosa accadeva sovente, come ben sanno molti di noi!

Alla fine l’operazione riuscì al meglio e in breve tempo le differenze di origine svanirono e ci ritrovammo tutti convintamente ad essere parte integrante del partitocomunista di Enrico Berlinguer. A molti di quei giovani che Gilberto volle inserire negli organismi dirigenti, furono poi affidati incarichi di primo piano nel Partito e nelle Istituzioni.

Per il successivo lungo periodo fino alla fine del ‘900, Gilberto continua la sua militanza e il suo impegno nel PCI E poi nel PdS, nei DS e nelle Istituzioni  con crescente prestigio, prima nella Segreteria Regionale del Pci piemontese e quale consigliere comunale di Vercelli e Presidente del Comprensorio, poi in Consiglio Regionale, e successivamente come Presidente della Provincia di Vercelli.

Gilberto Valeri: aveva 86 anni

Nell’orazione all’amico Gil, Robotti ha anche parlato della grande amarezza di Valeri per la mancata elezione a sindaco nel 1999, amarezza che lo portò poi a distaccarsi da Pd.

GLI ULTIMI ANNI, SEMPRE COL LA POLITICA NEL CUORE

Rimane il fatto che Gilberto, conservò sempre molto salda la sua appartenenza ideale alla sinistra e la condivisione dei valori ad essa riconducibili non gli venne mai meno.

Continuò così ad occuparsi sino alla fine di politica e di questioni sociali, sempre a difesa dei più deboli, dei diritti di cittadinanza e della tutela dell’ambiente, tema questo che considerava  convintamente strategico per le sorti della sinistra. La sua azione, meno appariscente del solito, ha dunque continuato ad influenzare le dinamiche politiche cittadine.

Ciao Gilberto, ti salutano con me i tuoi cari, le compagne e i compagni, le  amiche e gli amici qui presenti o che non sono potuti venire.

Sei stato un protagonista della nostra storia politica e di quella locale e hai rappresentato con autorevolezza e competenza le Istituzioni alle quali hai partecipato. La tua forte personalità, il tuo carattere a volte spigoloso ma leale, la tua consapevolezza di essere un dirigente di spicco e di alto profilo, possono aver determinato tra i compagni e gli amici condivisioni e contrapposizioni anche aspre, ma non è mai venuto meno, da parte di tutti, il riconoscimento dovuto alla tua figura limpida e netta di militante che ha dedicato la sua vita e si è totalmente impegnato per la giustizia sociale, il riscatto dei più deboli, per la dignità del lavoro e del lavoratore, per la democrazia e la libertà.

UN PIZZICO DI COMMOSSA IRONIA

“Permettimi di chiudere con una raccomandazione in chiave di affettuosa ironia, che non ti era affatto estranea: Dovunque tu sia, ne sono certo, avrai già valutano il nuovo ambiente e preso contatti con altri compagni per costituire un nuovo Gruppo di Iniziativa di base per la critica costruttiva al Potere Costituito. Bene! Condivido! E sei già stato considerato ancora una volta leader riconosciuto e stimato del nuovo movimento! Ne sono certo!

Mi raccomando però! Lascia un po’ di spazio d’azione anche agli altri; il tempo per agire non ti mancherà; cosìche quando ci ritroveremo insieme continueremo le discussioni e le battaglie di sempre con viva e fraterna amicizia, da compagni!”

Ora riposa in pace!

EZIO ROBOTTI

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