Nursing Up: “Basta infermieri dipendenti delle Asl nelle Rsa in orario di lavoro, oppure faremo causa”

Il sindacato degli infermieri Nursing Up torna all’attacco sulla questione degli infermieri che sono inviati a lavorare nelle Rsa dalle Aziende sanitarie, minacciando la Regione di azioni legali, perché si tratterebbe di una pratica “al di fuori del contratto di lavoro”.

Scrive in una dura nota il Nursing Up: “Purtroppo, nonostante le nostre continue segnalazioni e, a quanto abbiamo appreso, dando seguito a una direttiva del Dirmei, le aziende sanitarie del Piemonte continuano a inviare in modo coercitivo gli infermieri loro dipendenti, durante il normale orario di lavoro, ad operare nelle Rsa. Si tratta di una inaccettabile violazione del contratto di lavoro che non può proseguire”.
“Esortiamo le aziende sanitarie e la Regione – proseguono – a intervenire per mettere fine a una pratica non accettabile e dannosa anche per quel che riguarda la copertura dei servizi nella normale attività nelle aziende. Non si può mandare personale dipendente di un’azienda a operare in una Rsa d’imperio.
L’unico modo è invece quello di creare una manifestazione d’interesse, in cui specificare la struttura in cui sarà necessario andare, quale sia il compito che verrà affidato, quale sia il grado di pericolosità in cui si opererà, da sottoporre agli infermieri i quali liberamente e sottolineiamo liberamente e non in modo coercitivo potranno scegliere di aderire o meno a tale proposta esclusivamente con l’utilizzo delle prestazioni aggiuntive e salvaguardando i turni di riposo. Prestazioni aggiuntive le quali vanno pagate almeno 50 euro l’ora come da settimane andiamo ripetendo. Non si può derogare da questa prassi, l’alternativa è esporsi a situazioni che palesemente vìolano il contratto nazionale di lavoro, con le eventuali conseguenze del caso.
Diffidiamo la Regione e le Aziende a proseguire con questa scelta, incontrando invece i sindacati per l’unica soluzione che è quella delle prestazioni aggiuntive.
Se la Regione non retrocederà su questa assurda disposizione siamo pronti ad adire presso gli uffici competenti per tutelare i lavoratori”.

Spiega il Segretario Regionale del Piemonte del Nursing Up, Claudio Delli Carri: “Comprendiamo le difficoltà delle Rsa nelle quali la situazione del personale è peggiore di quella di marzo scorso perché ai tantissimi colleghi che si ammalano si sommano gli altrettanti colleghi che hanno legittimante accettato contratti in altre realtà, piemontesi e non, più appetibili anche economicamente. Per cui a breve sarà sempre più difficile avere personale in queste strutture. La soluzione, però, non è spostare d’imperio gli infermieri dipendenti di un’azienda nelle Rsa durante l’orario di lavoro.
La direttiva del Dirmei che spinge le aziende a questo comportamento viola il contratto e le norme nazionali del lavoro. Ancora una volta, dobbiamo sottolineare che il Dirmei dovrebbe avere una funzione consultiva e non impositiva, smettendola di emettere direttive che come abbiamo visto anche nel recente passato sono formalmente errate.
L’unico modo per risolvere temporaneamente la questione è attivare le prestazioni aggiuntive a 50 euro l’ora facendo scegliere su base volontaria, agli stessi infermieri, messi a conoscenza dell’incarico da svolgere, se partecipare o no alla chiamata fuori dall’orari di lavoro e preservando le ore di riposo. Non ci sono altre vie. Il tutto nell’attesa degli esisti del concorso per le assunzioni che, comunque non arriveranno a breve”.

Prosegue Delli Carri: “A questo punto la Regione ha l’obbligo di convocarci per attivare le prestazioni aggiuntive a 50 euro l’ora, mettendo immediatamente fine a questa errata direttiva del Dirmei rispetto alla quale tante aziende spostano d’imperio gli infermieri nelle Rsa durante l’orario di lavoro. Il ritardo che si sta accumulando sulla questione delle prestazioni aggiuntive è gravissimo.
Denunciando ancora una volta questa palese violazione del contratto da parte di alcune aziende sanitarie del Piemonte diffidiamo le stesse aziende e la Regione a proseguire oltre. Va fatta partire da subito la retribuzione a 50 euro l’ora delle prestazioni aggiuntive, visto che molte aziende le hanno già utilizzate, per far fronte alla carenza di personale, con tariffe vecchi di vent’anni. Se è un problema di risorse, sarà sufficiente dare seguito all’indicazione pervenuta dalla Conferenza Stato Regioni che ha indicato la possibilità di ribaltare per queste prestazioni in regime di emergenza Covid, i fondi che erano stato disposti per le prestazioni aggiuntive destinate all’eliminazione delle liste d’attesa. La Regione può agire per sistemare le cose. Ma in assenza di una risposta siamo pronti ad adire presso gli uffici competenti per tutelare i lavoratori”.

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