L’Isola piange il suo “John”: se n’è andato a 91 anni

Eugenio Pellegrini, per tutti John, aveva 91 anni

Si chiamava Eugenio Pellegrini, ma probabilmente quasi nessuno lo sapeva. Perché, al rione Isola, per tutti era John. Se n’è andato a 91 lasciando una sensazione di vuoto e di commozione enorme nel suo rione, dove viveva, in via Cena, in una delle case più strane e “ricche di cose”, oggetti, ricordi, simboli, invocazioni, che ci conoscano. John lascia i nipoti Ezio, Massimo e Sandro, quest’ultimo giocatore di assoluto valore nella Pro Vercelli Anni Ottanta.

La particolarissima casa di John, visitata come un museo

I funerali saranno celebrati martedì alle 11,30 nella  parrocchia di Sant’Antonio dove domani, lunedì, alle 17,30, sarà recitato il Rosario. Religiosissimo, John aveva in pratica ricevuto le chiavi dell’oratorio dal parroco don Augusto Scavarda e accudiva alle faccende della struttura come se fosse casa sua. La sua casa, poi, era qualcosa di semplicemente fantastico perché, anche sui muri esterni, John estrinsecava in modo manifesto le sue grandi passioni: la religione e il cinema wester. Il suo idolo era John Wayne ed i film preferiti “Chisum” e “Sentieri Selvaggi”: ecco perché aveva praticamente rimosso Eugenio e gli piaceva essere chiamato John. Per tanti anni aveva lavorato alla Fiat di Torino.

Ecco John, sulla destra proprio accanto all’edicola di santa Rita

Pellegrini era stato sposato con Giuseppina cui, quando era diventata invalida, aveva riservato affetto e attenzioni davvero speciali nella loro abitazione di via dei Mercati. Quando la moglie purtroppo se n’è andata, in pratica, ha sposato l’Isola, dove intanto si era trasferito,e tutti gli isolani erano con lui, gli volevano bene. John c’era sempre in ogni circostanza: specie nelle iniziative religiose:  nelle foto che Daniela Ciusano, colonna del Gruppo L’Isola di Vercelli, ha recuperato lo vediamo sia col cappello da cowboy sia accanto alla Cappelletta votiva di Santa Rita, tra le cascine “Matasso” e “Bistizia” danneggiata dai vandali e poi rimessa in sesto dagli abitanti del rione.

E saranno davvero in tanti martedì a tributargli l’ultimo saluto, come si conviene ad una cara, buona persona qual era.

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1 commento

  1. Io lo conoscevo ed era una cara persona. So che, da adolescente, faceva giocare i bambini più piccoli, forse quelli di porta Milano. Tutti gli volevano bene ma lui ancora di più. Erano anni che non lo incontravo e l’ultima volta fu sotto i portici. Voleva offrirmi un krapfen, che lui li sapeva preparare, ci proponemmo di gustarne insieme molto presto. Invece non andò così.

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