LA SINDROME DI WATERLOO – Impossibile avere una sala del congedo?

 

Nell’ora del trapasso, siamo abituati a dare l’addio ai nostri cari, agli amici in chiesa. Il sacerdote, nell’omelia, o parla del defunto, oppure, quando se non lo conosce direttamente, legge e commenta, di solito, il passo dei Vangeli in cui le donne che si recano al sepolcro di Cristo non ne trovano più il corpo, ma trovano l’angelo (o gli angeli, secondo la scelta dell’evangelista) che dice loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”.

Ma accade, e sempre meno raramente, che qualcuno, non credente oppure agnostico, decida di non essere commemorato e benedetto in chiesa. Quando ciò accade, in molte città italiane la salma viene salutata dagli amici nella cosiddetta “sala del congedo”. Familiari e amici si radunano in quella sala, qualcuno parla dei rapporti col defunto, si citano episodi e aneddoti della vita, e non è raro che vengano suonate musiche o canzoni amate, in vita, dalla persona scomparsa.

Incredibilmente, il Comune di Vercelli non riesce ad allestire, ormai da anni (non è una critica all’attuale amministrazione, ma è un’osservazione che riguarda anche quelle precedenti) una sala del congedo, eppure non dovrebbe essere tanto problematico e neppure troppo oneroso.

Si batte da tempo per consentire questa forma di rispetto verso tutti i cittadini, in modo particolare coloro che non ritengono di scegliere le esequie religiose, l’ex consigliere comunale Dario Rosario. Spronato dai suoi solleciti, il Consiglio comunale, precedente e attuale, si è mosso: si sono svolte riunioni, presi impegni, anche ufficiali. Ma sinora, nulla di nulla.

E’ stato più facile costruire la basilica di Sant’Andrea che, ottocento anni dopo, una stanza. Una semplice stanza.

Von Blücher

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