Jazz e cinema sperimentale si sposano domenica sera grazie al Luigi Ranghino Trio

 

Nel 1927, in piena Repubblica di Weimar, il regista tedesco Walter Ruttmann, uno dei più importanti esponenti dell’avanguardia cinematografica di quegli anni, girò un film dal titolo già emblematico “Berlino, sinfonia di una grande città”. In pratica la storia di una giornata qualunque a Berlino: il risveglio della città, ripreso attraverso l’arrivo di un treno alla stazione, alle prime luci alba e poi, attraverso un montaggio per quei tempi semplicemente geniale, tutte le fasi della vita quotidiana di una metropoli, scandite dal grande orologio del municipio, che segnala i momenti principali della giornata, fino alla sera, quando il film termina con le immagini di uno spettacolo di fuochi artificiali e di un grande fascio di luce che sale verso il cielo: quello emesso dalla torre della Radio di Berlino.

Il tutto accompagnato, allora, dall’essenziale (trattandosi di una sinfonia) colonna sonora composta dal viennese Edmun Meisel, poi trasferitosi e Belino e morto giovanissimo. Di quella colonna sonora è rimasta solo una versione per pianoforte, che diversi compositori, in tempi successivi (il primo fu il viennese poi emigrato negli Usa Arthur Kleine) hanno poi cercato di recuperare.

Questa lunga premessa per dire che domenica sera, alle 21, per la rassegna MUSA 2023, l’ex monastero di San Pietro Martire ospiterà un evento eccezionale in grado di allietare sia i cinefili, sia gli appassionati di musica jazz perché il Luigi Ranghino Trio, formato dal pianista Luigi Ranghino, da Stefano Profeta al contrabbasso e da Marco Falcon alla batteria, proporranno una “sonorizzazione” del tutto nuova del film di Ruttmann (che sarà proiettato), creata dallo stesso Ranghino – senza tenere in alcun conto quella originale – e che contempla anche momenti di assoluta improvvisazione da parte del Trio.

Presentare Luigi Ranghino e Stefano Profeta ai vercellesi è pleonastico. Qualche parola va invece spesa per Marco Falcon. Si tratta di uno straordinario percussionista peruviano di 26 anni che ha iniziato lo studio delle percussioni al Conservatorio nazionale del Perù; poi si è trasferito in Italia, a Milano, per proseguire gli studi al Conservatorio sotto la guida di Andrea Pestalozza. Attualmente frequenta il corso di batteria jazz con il maestro Francesco D’Auria. Si esibisce in diverse rassegne ottenendo consensi ammirati.

Spiega Luigi Ranghino: “Ho suonato in una jam session con lui. E’ arrivato nel nostro Trio per il concerto di domenica sera grazie all’amicizia con il figlio di Stefano Profeta, Tommaso, quotato sassofonista, con il quale ha suonato più volte: lo ascolterete e ne rimarrete conquistati”.

Un evento originale e di grande rilievo e livello, che viene offerto gratuitamente al pubblico vercellese: non è necessaria alcuna prenotazione: basterà presentarsi per tempo all’ex monastero di via Dante.

 

 

 

 

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