Nel suo libro autobiografico, “Io la chitarra e altri incontri”, scritto sotto forma epistolare, Angelo Gilardino dedica una lettera a Sergio Givone conosciuto casualmente nei primissimi Anni Sessanta e poi diventato amico fraterno. Givone, che era di Buronzo, e che aveva due anni e mezzo meno di Gilardino, sarebbe poi divenuto un importante filosofo e un ragguardevole scrittore.
Attualmente professore emerito di Estetica all’Università di Firenze, città nella quale abita da diversi anni, e di cui è stato anche assessore alla Cultura, Givone ha sviluppato studi approfonditi su Dostoevskij e pubblicato libri molto considerati sul nuovo pensiero tragico. Come romanziere ha avuto un grande successo soprattutto con i due libri ambientati nella nostra terra d’acque e pubblicati da Einaudi: “Favola delle cose ultime” e “Nel nome di un dio barbaro”.
Nel capitolo “A Sergio Givone” del suo libro, Gilardino ricorda le lunghe conversazioni giovanili nell’orto-giardino di casa Givone Buronzo , l’eterna domanda sul senso dell’esistenza e la risposta che i due, poco più che adolescenti si diedero: l’arte è il solo impegno capace di dare il senso alla vita. Un lungo colloquio che si è concluso solo con la scomparsa di Gilardino nel gennaio 2022: fu proprio Givone a salutarlo, al termine della cerimonia funebre con quell’incipit mandato a memoria da tutti gli amici (quanti chitarristi!) presenti: “Addio, mio caro, grande e nobile amico. Se io devo indicare in una cifra la tua vita e che cosa la tua vita è stata per noi, ecco io non saprei che usare queste parole: grandezza, nobiltà”.
Sono le ragioni per cui la seconda conferenza della rassegna “Il legno che canta”, affidata appunto dall’Associazione Angelo Gilardino al professor Givone, assume un’importanza rilevante nel contesto dell’intero ciclo di eventi, concerti compresi. Sergio Givone la terrà venerdì 15 alle 18,30 al “Ridotto del Civico” e il tema sarà: “Il suono, la parola e l’anima del mondo”.
L’ingresso è libero, fino, ovviamente ad esaurimento dei posti.