Dopo il successo dell’arguto preambolo “Ranocchio salva Tokyo”, domenica sera parte la nuova stagione teatrale degli Anacoleti con “PASTICCERI, io e mio fratello Roberto”. L’Officina Anacoleti realizza questa nuova, importante e ambiziosa stagione con la collaborazione di Fondazione Piemonte dal Vivo nell’ambito di “Corto Circuito”, in partenariato con il Museo Borgogna e la Compagnia internazionale Cuocolo/Bosetti, con il supporto di Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli e la condivisione della Città di Vercelli.
Sul palco di corso De Gregori tornano due straordinari attori, questa volta riuniti insieme nella produzione della Compagnia Umberto Orsini: Leonardo Capuano e Roberto Abbiati già protagonisti nelle scorse stagioni con “Sistema Nervoso” e “Circo Kafka”.
Dolcissimo e geniale questo “Pasticceri”, un fantastico antidoto agli spettacoli in cui gli chef si improvvisano attori o gli attori chef. I due protagonisti portano in palcoscenico un laboratorio (vero) di pasticceria, frullano ragionamenti e montano albumi di neve.
Sono due fratelli gemelli. Uno ha i baffi l’altro no, uno balbetta l’altro no, parla bello sciolto. Uno crede che la crema pasticcera sia delicata, meravigliosa e bionda come una donna, l’altro conosce la poesia, i poeti, i loro versi e li dice come chi non ha altro modo per parlare.
Uno è convinto che le bignoline siano esseri viventi fragili e indifesi, l’altro crede che le bignoline vadano vendute, sennò non si può tirare avanti.
Il laboratorio di pasticceria è la loro casa. Un mondo che si è fermato alle quattro di mattina, il loro mondo: cioccolata fusa, pasta sfoglia leggera come piuma, pan di Spagna, meringhe come neve, frittura araba, torta russa, biscotto alle mandorle e bavarese: tutto si muove, vola, danza e la notte si infila dappertutto.
Due fratelli gemelli che, come Cyrano e Cristiano, aspettano la loro Rossana, e dove la vuoi aspettare se non in pasticceria? Due fratelli pasticceri, se li vedi abbracciati, sembrano un’albicocca. Profumano di dolci e ascoltano la radio.
Ma, oltre a farina, burro, e cioccolato, gli ingredienti della pièce sono soprattutto la musica ruggente e una certa comicità sottile, fatta di sguardi strabuzzati, mimica efficace e balletti irriverenti. Alla fine, ci resta sulle labbra un baffo di zucchero a velo. Perché i dolci, quelli veri, vengono distribuiti lasciando sul palato il ricordo di un sapore irripetibile.
Il biglietto d’ingresso costa 15 euro (12 il ridotto) la biglietteria di corso De Gregori apre un’ora prima dello spettacolo e cioè alle 20.