Il Fondo Tempia attivo nel progetto di Digital Pathology

Da sinistra Daniele Liscia (direttore anatomia patologica), Pietro Presti (direttore generale Fondazione Tempia), Diego Poggio (commissario Asl Bi), Franco Ferraris (presidente Fondazione Crb), Viola Erdini (presidente Fondazione Tempia), Nicolò Sella di Monteluce (consigliere Fondazione Tempia) e Andrea Quaregna (Fondazione Crb)

A diciotto mesi dalla sua presentazione, il progetto di Digital Pathology, attivo nel reparto di anatomia patologica dell’ospedale di Biella, si conferma un punto di riferimento di innovazione e avanguardia a livello nazionale, e non solo.

Grazie alla collaborazione tra Asl Biella, Fondazione Edo ed Elvo Tempia e Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e a un investimento da 400.000 €, l’Ospedale degli Infermi è la prima struttura sanitaria del nord Italia dotata di questa tecnologia per la diagnostica di routine: da febbraio, quando è iniziata la piena operatività, a oggi è stata analizzata una media tra i 2.000 e i 2.700 vetrini al mese, tutti trasformati in immagini ad alta risoluzione, in grado di essere “lavorate” da programmi che sostengono l’accuratezza della diagnosi e soprattutto di essere condivise in tempo reale con specialisti di tutto il mondo.

Non a caso, negli scorsi mesi il suo funzionamento è stato oggetto di interesse e di visite da parte dell’Istituto Nazionale dei Tumori e dell’Humanitas di Milano, ma anche del Centro Tumori di Nanchino (Cina) oltre che di altri ospedali piemontesi.

L’adozione di questo sistema da parte della struttura complessa di anatomia patologica permette oggi il confronto in teleconferenza tra specialisti sulle patologie dei pazienti e consente di visualizzare da remoto i preparati istologici virtuali su qualsiasi computer collegato a internet. In questo modo è resa possibile la condivisione e la discussione di casi complessi con gli specialisti indipendentemente dalla loro ubicazione geografica.

Grazie a una piattaforma digitale, con un database dedicato e un sistema di refertazione “in cloud”, il tradizionale vetrino per microscopio viene trasformato in immagine digitalizzata. In questo modo l’esame può essere osservato sia all’interno del reparto di anatomia patologica dell’ospedale di Biella, sia negli analoghi reparti di altre strutture oncologiche e universitarie.

Le nuove classificazioni delle patologie tumorali, le linee guida rilasciate dalle reti oncologiche e le cosiddette “target therapies”, parte integrante della nuova medicina personalizzata, stanno modificando i percorsi diagnostico-terapeutici imponendo scelte organizzative e gestionali innovative, basate sulle nuove tecnologie.

L’esperienza di Biella rientra perfettamente in questo nuovo paradigma in cui si punta a una formulazione di diagnosi condivise nella forma e nella sostanza, con il ricorso a esperti di singole patologie organizzati in una rete di specialisti che, senza la Digital Pathology sarebbe irrealizzabile e impensabile. Tutto questo consente di offrire diagnosi di alta qualità e specializzazione sempre più accessibili, riducendo i tempi di refertazione.

E se la digitalizzazione di tutta l’attività di routine clinica dell’anatomia patologica, grazie a questo progetto, è oggi realtà, restano ancora altri due grandi passi da compiere. Il primo è quello di sfruttare appieno la nuova tecnologia per sviluppare e consolidare le collaborazioni interaziendali con altri ospedali e centri al fine creare di mettere a fattore comune le diverse esperienze e competenze a beneficio dell’utenza e dei pazienti.

Il secondo, non meno ambizioso, è quello di far partire progetti di ricerca applicata in collaborazioni con altri centri d’eccellenza e con la stessa Fondazione Tempia, negli ambiti della genomica e dell’intelligenza artificiale per puntare a metodiche e a software di analisi di immagini che possano migliorare ancora di più l’efficienza, l’efficacia e la qualità delle diagnosi dei tumori.

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