Due anni fa l’aggressione di Florilena Ronco, una donna forte che non va lasciata sola

Il drammatico e brutale episodio di violenza nei confronti Simona Rocca, di cui tutti parliamo in questi giorni, ha riportato alla mente un altro caso che sconvolse la comunità vercellese non più di due anni fa, quello di Florilena Ronco, anche lei aggredita da un uomo – si trattò in quel caso dell’ex marito – che la speronò in auto, la inseguì e poi la trafisse con moltissime coltellate, lasciandola esangue e in fin di vita. Era il 2017, il 28 marzo per la precisione. Teatro di questa ennesima, enorme tragedia della violenza, fu Borgo Vercelli.

 

Oggi Florilena Ronco, 42 anni, sta piano piano superando i problemi fisici che ha dovuto affrontare, con determinazione, anche se le ferite lasceranno cicatrici che la segneranno ancora. Ha, ad esempio, smesso di spostarsi sulla sedia a rotelle, anche se ha un’invalidità al cento per cento, e cammina con un tutore e con le stampelle. Si affida alla fisioterapia, ma anche ad un aiuto concreto per le altre cicatrici, quelle psicologiche. Il racconto di come sia la vita odierna di Florilena Ronco è stato tratteggiato oggi da un bellissimo articolo di Repubblica (lo si può trovare qua), scritto dalla brava Federica Cravero. Leggerlo è ripercorrere il dramma di una donna, una madre, che da due anni cerca di andare avanti, dopo un’aggressione praticamente identica a quello accaduta a Simona Rocca. E che oggi, giocoforza, si sente sconvolta per quanto accaduto di nuovo a Vercelli.

 

Consigliando, dunque, la lettura della toccante intervista, che deve far riflettere – basta cliccare sul link sopra -, segnaliamo due passaggi che danno l’idea di che cosa sia la vita di una “sopravvissuta” e di quali difficoltà stia affrontando oggi questa donna, forte, fortissima. Che non va lasciata sola.

 

Scrive la giornalista di Repubblica riportando la risposta a una delle domande su come sia la vita di Florilena: “Io non lavoro più, fino a settembre avrò il sussidio di disoccupazione poi non so come farò. Ho due figli di 17 e 23 anni che vivono con me e adesso la nostra casa finirà all’asta. Per un anno non sono riuscita a pagare il mutuo e il mio ex marito – l’aggressore, ndr. – dal carcere non ha mai dato l’autorizzazione alla compravendita e così finirà all’asta. Io intanto vivo in affitto con i miei figli. Per fortuna i miei genitori mi aiutano se no non saprei come fare”. Insomma la quotidianità sta riscuotendo il suo tributo ad una vita che è esplosa per la violenza insensata e assurda di un uomo che, come dice nell’intervista la stessa Florilena, non le ha nemmeno chiesto perdono.

È proprio il futuro, infatti, il punto interrogativo più grande. Perché i danni subiti cambiano le prospettive. Impediscono di lavorare. Trasformano il quotidiano. Lasciano pesanti strascichi. “Se non cambiano le leggi – dice ancora, amara, a Repubblica Florilena – noi donne non ci sentiremo mai tutelate. Il mio ex marito è stato condannato per il tentato omicidio a 21 anni poi ridotti a 12 definitivi in appello a cui si aggiungono i 3 anni di carcere per lo stalking. Non voglio nemmeno pensare a quando uscirà di galera. Mi basta pensare al fatto che non ha mai chiesto perdono, non ha mai risarcito il danno, non ha mai dato nemmeno il mantenimento per i figli”.

 

Ora, se da un lato le leggi possono e devono intervenire, strutturandosi in modo adegauto al vergognoso proliferare di queste inconcepibili violenze, punendo in modo netto atti di tale brutalità cieca e insensata, difendendo e tutelando così le donne, certo, ma anche i più deboli, bambini, anziani, persone che non possono sapere come da un minuto all’altro cambierà il loro domani; dall’altra è necessario che la comunità – ossia noi tutti – se esiste ancora un minimo di coscienza e civiltà, agisca per non lasciare sole queste persone. Perché la quotidianità sono gli anni a venire, il tempo che attende. Ciò che si vive quando si è superato, se ci si riesce, il trauma da un punto di vista fisico e, forse, anche psicologico. Gli anni in cui, spenti i riflettori, ci si confronta con le “piccole” cose di tutti i giorni: la spesa, le bollette, l’affitto e il mutuo. Dimenticare queste persone, infatti, le renderebbe vittime due volte: la prima, della brutalità inconcepibile dell’aggressore; la seconda della cinica indolenza di chi giudica e s’indigna, ma poi, spenti i riflettori, trascura di agire.

 

Luca Avenati

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1 commento

  1. Riguardo a Simona Rocca dovete smetterla di dire cazzate sui giornali. Se fossi il marito vi denunciavo tutti. Quell’uomo non è ex marito o ex fidanzato. Era un uomo anche se non lo sarebbe x quello che ha fatto….Era un uomo che faceva vigilanza anni fa dove lavora Simona e si era innamorato di lei è la stolkerizzava. Quindi smettetela di dire cose non vere . Grazie

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