Una profonda crepa tra Regioni e Governo traspare dopo i colloqui intercorsi relativamente al nuovo Dpcm, il quattordicesimo della serie, tra l’esecutivo guidato dal Premier Giuseppe Conte e la conferenza dei presidenti degli enti territoriali. Ancora una volta le Regioni fanno intendere di aver “subito” le decisioni di un decreto che, seppure non sia ancora stato firmato – a meno di novità nella notte, potrebbe infatti venire sottoscritto domani – di fatto taglia l’Italia in zone a diverso rischio contagio con misure diverse, più o meno restrittive, in ogni zona. Per le Regioni invece la strada migliore sarebbe stata quella di misure spalmate sull’intera nozione, senza creare “fortini territoriali”. Distanza anche sulla classificazioni in zone rosse, arancioni o verdi, per determinati territori in base alle curve di contagio.
La differenza di vedute traspare anche da alcune delle osservazioni portate proprio dalle regioni al decreto di Conte, il quale di fatto consegna al ministro della Salute Speranza il potere di “accendere” o “spegnere” le imposizioni più pesanti di 15 giorni in 15 a seconda dei report delle curve di contagio. Per le Regioni sarebbe in ogn caso necessaria una maggiore collegialità nelle decisioni.
Ecco alcune delle osservazioni delle regioni:
“Le Regioni rilevano come la seconda ondata della pandemia stia colpendo in maniera generale tutto il territorio nazionale e ribadiscono, pertanto, la richiesta di univoche misure nazionali ed, in via integrativa, provvedimenti più restrittivi di livello regionale e locale.
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Si rende indispensabile instaurare un contraddittorio per l’esame dei dati con i dipartimenti di prevenzione dei servizi sanitari regionali prima della adozione degli elenchi delle regioni di cui alla prevista ordinanza del Ministro della Salute.
Non appaiono, infatti, chiare le procedure individuate e le modalità con le quali sono definite le aree e i territori a più alto livello di rischio e le modalità e le tempistiche con le quali viene declassificato il livello di rischio.
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È indispensabile che, contestualmente all’emanazione del d.p.c.m., vengano definite, attraverso un provvedimento di legge, l’ammontare delle risorse, unitamente a modalità e tempi di erogazione delle stesse, con le quali si procede al ristoro delle attività economiche che hanno subito limitazioni, sospensioni e/o chiusure. Con il medesimo provvedimento è necessario introdurre meccanismi di sospensione dei tributi relativi agli anni fiscali 2020 e 2021 per le stesse attività economiche.
È, infatti, assolutamente indispensabile dare certezze al fine di scongiurare un effetto depressivo e conseguenti problemi sociali, assicurando la contemporaneità delle misure di contenimento dell’epidemia con quelle di sostegno alle categorie economiche e sociali colpite.
È, inoltre, necessario prevedere misure normative e adeguate risorse finanziarie per riconoscere ed estendere i congedi parentali per tutti i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, e le misure economiche di conciliazione per i lavoratori autonomi”.
Durante l’incontro con il Governo, inoltre, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha sottolineato in particolare che: “Se si chiedono ulteriori sacrifici al mondo delle imprese pretendiamo che siano condizionati all’attuazione di queste misure immediate da parte del Governo. Chiedo, innanzitutto, l’esenzione totale dalle tasse per quanto ancora da pagare nel 2020 e per tutto il 2021 per le attività interessate dal nuovo decreto, e che questo venga contestualmente scritto in legge. Considerati i tempi della burocrazia statale, chiedo anche che i ristori abbiano stanziamenti e tempi certi di erogazione. Ho dato la disponibilità come Regione Piemonte a gestire direttamente i fondi messi a disposizione dallo Stato, forte dell’esperienza degli oltre 130 milioni di euro di indennizzi erogati sui conti correnti di oltre 70 mila attività piemontesi in meno di un mese, risorse che mi risulta peraltro siano le uniche arrivate nelle tasche delle nostre imprese del commercio. Chiedo, infine, che venga prevista espressamente l’autorizzazione al congedo parentale, sia per i lavoratori dipendenti che per gli autonomi, di cui incredibilmente al momento nel Dpcm non c’è traccia. Inoltre, in attuazione della possibilità data ai Consigli regionali di proporre iniziative di legge nazionali, presenterò domani stesso una proposta di legge che imponga una tassazione straordinaria alle piattaforme internazionali di vendita online per tutta la durata delle nuove misure del Governo, prevedendo di destinare la totalità dell’introito ai piccoli esercizi commerciali di vicinato”.
Per quel che riguarda l’entrata in vigore del nuovo decreto, esso dovrebbe essere valido a partire da giovedì 5 novembre, ma visto che verrà con tutta probabilità firmato domani, dopo gli uteriori slittamenti, secondo alcuni potrebbe entrare in vigore in realtà da venerdì 6 novembre.
l.a.
Le richieste di Cirio sono condivisibili. Dal punto di vista politico possono servire ad un prossimo cambio della guardia a Pal. Chigi e al trionfale ingresso di Draghi. Noto Eccellente Traditore seriale del Popolo italiano. Dalla padella alla brace. La totale accettazione della “pandemia” come genitrice di un nuovo ordine sociale fa temere l’inutilita’ a lungo termine della presunta opposizione delle Regioni. Salvo il sopraggiungere di provvidenziale novita’ dagli Usa. Ma io non ci conterei troppo.