Il Governo delle restrizioni dure, per Natale e Capodanno, prepara un giro di vite nei controlli che saranno “ferrei” in modo da imporre ai cittadini il rispetto delle prescrizioni dell’ennesimo Dpcm del Premier Conte. Controlli che prevedono l’utilizzo di droni, forze di polizia, esercito e carabinieri.
Giusto ieri, lo stesso Giuseppe Conte, con una dichiarazione che, a dire il vero, ha lasciato quantomeno interdetti, visto che è stata pronunciata da un Presidente del Consiglio che dovrebbe essere reale garante della concezione democratica della nazione, ha ribadito: “In un sistema liberal democratico non possiamo entrare in casa delle persone” per poi raccomandare agli italiani di passare il periodo natalizio in casa senza fare veglioni o cene in famiglia. Pensiero, quello di effettuare controlli nelle case degli italiani, che, in realtà, nemmeno verrebbe in mente ad un governante realmente democratico e liberale, sinonimo invece, pur se espresso in forma di negazione, di una concezione fortemente centralista e tenacemente attaccata alla necessità ossessiva di irregimentare e controllare ogni aspetto della vita degli italiani, che questo governo M5S-Pd-Italia Viva ha con ogni evidenza dimostrato di prediligere.
Per assicurarsi, dunque, che gli italiani rispettino quanto dal Governo stabilito, il Viminale ha già messo a punto un piano che prevede una pesante vigilanza anche nelle seconde case, l’utilizzo di droni e posti di blocco in stazioni e autostrade, e anche l’impegno dell’esercito.
Torneranno i posti di blocco come a Pasqua. Le “prove generali” le forze dell’ordine le avevano fatte, appunto, durante il primo lockdown, quello definito “totale”. Il sistema sarà lo stesso e prevede posti di controllo sulle autostrade e le arterie principali (con il sistema a imbuto, quindi tutti passeranno sotto l’occhio vigile della polizia); postazioni ai varchi aeroportuali e ferroviari con particolare attenzione ai treni a lunga percorrenza provenienti dall’estero; droni sulle grandi città per vigilare sulle piazze e individuare eventuali assembramenti.
Anche l’esercito, come detto, sarà in strada: il Viminale ha inviato le proprie direttive a tutti i prefetti i quali potranno contare su una task force congiunta dei carabinieri, della polizia e della Guardia di Finanza. A questi si aggiungeranno anche i soldati dell’esercito già in campo per l’operazione “Strade sicure”.
Natale e Capodanno sotto stretto controllo dunque e guerra ai trasgressori. La paura del Governo è che l’appello a trascorrere le festività con attenzione venga disatteso. E quindi ecco il dispiegamento di forze messo in piedi dal Viminale. I giorni sensibili dove i controlli anti assembramento saranno capillari sono: il weekend del 19-20 dicembre, l’antivigilia e la vigilia di Natale e il 31 dicembre.
Caccia ai “veglioni abusivi”, poi, la notte dell’ultimo dell’anno. I controlli si concentreranno nelle città e anche nelle località turistiche, nelle seconde case dove qualcuno potrebbe pensare di organizzare una festicciola nelle quattro mura domestiche. I sindaci, infine, potranno decidere di chiudere vie e piazze per evitare gli assembramenti di chi magari vorrebbe dare il definitivo addio a questo maledetto 2020 in compagnia.
In tutto questo poderoso schieramento di forza di polizia per i controlli, soccombe sempre il cittadino colpevole ormai per “antonomasia”, e stona l’ennesima mancanza, nelle parole del premier, del necessario potenziamento della rete territoriale delle cure e della sanità in generale. Conte non parla di medici e infermieri, di strutture Covid da realizzare separate dagli ospedali, nessun accenno a come affrontare nuove emergenze se non il solito coercitivo “restate tutti chiusi in casa”, che da quasi un anno pare l’unica strategia contro i ciclici picchi della malattia che stiamo affrontando. Nessuna novità o supporto nemmeno per le terapie farmacologiche messe in atto dai coraggiosi medici sul campo, che spesso appellandosi solo alla propria esperienza e alla capacità di diagnosi in questi mesi hanno salvato tante vite. Nemmeno un cenno alla continua e non sopita necessità di medici e infermieri, che ancora oggi andrebbero assunti in gran quantità per aumentare l’impatto delle cure a casa propria per chi si ammala, senza andare a sovraccaricare gli ospedali. Nulla di tutto ciò. Come unica arma per il Covid non si pensa e non si parla mai d’altro se non dell’attesa ormai spasmodica del vaccino, che pare l’unico Graal a cui questo Governo continua ad appellarsi per risolvere le cose.
Ora, ovviamente, il vaccino farà la differenza, come tutti ci auguriamo, ma è mai possibile che in un anno, quasi, di pandemia, non si sia messa a punto altra capacità d’intervento se non quella di chiudere le persone in casa, diffondendo la cultura del terrore del contagio e anzi (come avvenuto non più di qualche settimana fa) quasi auspicando la delazione tra cittadini per stanare che contravviene alle “grida” del Premier dai poteri speciali? Perchè sempre il pugno di ferro contro i cittadini e mai lo stesso rigore per rilanciare la sanità in chiave Covid?
Forse è molto più semplice continuare a creare norme contorte e pasticciate, con attività che aprono chiudono a singhiozzo e commercianti ridotti sul lastrico, con date delle varie restrizioni che si accavallano, imposizioni che si alternano a seconda dei giorni e dei luoghi, in un frullatore nel quale spesso il cittadino rimane spiazzato, piuttosto che dare una seria e definitiva svolta al sistema sanitario, valorizzando le cure domiciliari, creando protocolli di cura condivisi, allestendo strutture covid per la presa in carico e per la quarantena successiva dei malati, o di chi non possa fare tale periodo in casa.
La questione delle libertà costituzionali messa così pesantemente in discussione da questo esecutivo, non può essere ridotta al semplice chiacchiericcio di chi è a favore o contro, come in un duello da bar, allo “sci” o al tombolone di Capodanno. Non è una guerra tra negazionisti e pasdaran delle restrizioni, non è un accapigliarsi sui social tra chi accusa i vacanzieri di agosto o chi lancia strali sulle lezioni a scuola in presenza. Il gioco è ben altro, perché minare certi principi e diritti equivale a stilettare al cuore una struttura democratica con conseguenze che sono difficili da quantificare. E tutto, si badi bene, non solo in ossequio al disperato bisogno di uscire dalla drammatica violenza del virus che ha causato tanti lutti a tante famiglie di nostri connazionali. Ma anche, tristemente, per quelli che appaiono ci sempre più evidenza come altri e meno nobili obbiettivi. Già, perché la sensazione è proprio quella di un cinico gioco delle tre carte: o almeno questo lascerebbe intendere l’estensione della validità di questo Dpcm, portata da 30 a 50 giorni, che tanto ha il sapore di una auto-blindatura disperata dell’attuale Governo, con la scusa dell’emergenza e della necessità di controllare l’eventuale nuovo picco, di fronte alla difficilissima partita parlamentare che si giocherà proprio in dicembre sulla riforma del Mes, la quale avrebbe potuto colpire mortalmente, anche con fuoco amico, l’esecutivo “dei migliori” come la ha autodefinito il nostro “Avvocato del popolo” Giuseppe Conte.
l.a.
I droni e il controllo con blocchi stradali sembrano il gustoso contorno di questa sciapa dittatura terapeutica. A meno che’ non si tratti della prova generale, non solo di una apparente pagliacciata, attuale, in vista di futuri eventi che dovessero richiedere davvero il pugno di ferro: imposizione obbligatoria dei vaccini (pure quelli, con scopi niente affatto terapeutici) o magari in corrispondenza di un imminente abbrivio di moti in tutto il mondo occidentale, conseguente di una possibile, non televisiva ma realissima 2a Guerra Civile Americana?