“Caro Pasquale, il tuo Piemonte Sport è stato soprattutto una palestra educativa”

“Caro Pasquale, il tuo Piemonte Sport, oltre ad essere una qualificata società di calcio dilettantistica, è stata soprattuto una palestra educativa”. Lo ha detto questa mattina il giornalista e amico fraterno Marco Barberis al termine delle esequie, in Duomo, dell’indimenticabile dirigente sportivo Pasquale Fiorenzi, scomparso all’età di 84 anni. Anche l’ex parroco della “sua” chiesa di San Giuseppe, don Patrizio Maggioni, che ha concelebrato i funerali con il parroco del Duomo monsignor Stefano Bedello, ha sottolineato la straordinaria opera di Fiorenzi a favore dei giovani e dello sport, ricordando che spesso il fondatore e presidente per antonomasia del Piemonte Sport andava a guardare “con profonda nostalgia” il suo vecchio campo della Veloces. E ha detto una cosa molto bella a proposito di Fiorenzi: “Si è vivi veramente quando si vive di passione”.

Stupendo il ricordo di Marco Barberis che, da assessore allo Sport, incontrò Fiorenzi negli Anni Settanta (la giunta comunale era la prima di Ennio Baiardi) al nuovo campo del Piemonte Sport in corso Rigola: “Mi colpì una sua sottolineatura: ‘Il calcio è lo strumento ideale per tenere insieme i giovani, per farli socializzare: un campo di gioco regolare e completo di tutti gli impianti è il nostro obbiettivo’. Era la prima volta che un dirigente sportivo non chiedeva denaro, ma ‘cose’. Fu subito empatia, al punto che non ebbi esitazioni nell’affidare alla società di Pasquale i miei due figli, Nicola e Guido, al momento della loro scelta di disciplina sportiva”.

Poi Barberis si è rivolto direttamente alla moglie di Fiorenzi, Maria Grazia, presente alle esequie con tutta la sua bella famiglia, i figli Carolina e Cesare, i nipoti: “So bene che cosa si prova in questi momenti, ci sono passato anch’io. Hai tuttavia a disposizione la sorgente della memoria, quel cassetto di ricordi più intimi che puoi srotolare quando il buio della solitudine diventa insopportabile e il ricordo è l’unico paradiso dal quale non possiamo venire cacciati”.

Il ricordo di Marco Barberis

E ha concluso: “Pasquale sei stato una bella e buona persona, bella e buona: due aggettivi che si riassumono in un sostantivo ormai desueto: galantuomo”. 

Prima dell’uscita del feretro da un Duomo affollatissimo si dirigenti sportivi, ex calciatori (tra i quali l’assessore allo Sport Mimmo Sabatino, che aveva giocato da attaccante nelle giovanili del Piemonte Sport e il vice presidente del Consiglio comunale Gianni Marino, a sua volta libero nelle squadre giovaili), ha preso brevemente la parola il presidente dei Veterani dello Sport Enrico Falabino, che si è augurato che, un giorno, il campo della Veloces possa venire intitolato a Fiorenzi.

In chiesa c’era il labaro della Federcalcio piemontese. Fuori, una bellissima corona con gerbere bianche e rosse, da parte dei suoi “ragazzi del 1970 e 1971”. Quei ragazzi che, allenati fa Fiorenzi e da Giovanni Tassi (presente in chiesa), vinsero la Coppa Piemonte, categoria allievi, in quella stagione. Fuori c’era anche la targa che nel 1974 Artemio Franchi gli conferì per i suoi grandi meriti nel settore giovanile, e un’altra corona firmata dalle sue “gambe”, e cioè i due giovani che adesso lo accompagnavano sempre spingendo la sua carrozzella: Redon e Christian.

Sul feretro, la maglia del Piemonte Sport deposta da Claudio Gandolfi, centravanti delle giovanili e poi della prima squadra, per il quale Fiorenzi era “come mio papà”. E dentro la bara, la maglia dell’amatissimo Toro ma anche la sciarpa del Milan, la sua seconda squadra, deposta lì sempre da Redon e Christian. Nel feretro ci sono pure i bastoni che Fiorenzi (poliomielitico dall’età di 28 mesi) usava per camminare, quando ancora camminava, e che lui affettuosamente chiamava “Romolo e Remo”.

La salma di Pasquale Fiorenzi, galantuomo e pioniero dello sport, riposa adesso nel cimitero di Billiemme.

Edm

 

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