“Spariti soldi al Comune di Borgosesia? Nulla di più fuorviante. Qui non è sparito proprio niente, semmai ai dipendenti sono stati erogati premi in eccedenza, che ora devono tornare nelle casse comunali in ottemperanza a quanto stabilito dalla normativa vigente”. Lo scrive in un comunicato il Sindaco di Borgosesia Tiramani che si dice tra il divertito e l’infastidito, a seguito del clamore suscitato “ intorno a quello che appare come un fraintendimento, o forse un resoconto un po’ grossolano da parte delle organizzazioni sindacali”. “I fatti sono molto semplici, basta comprendere i termini della questione – spiega il Sindaco – e sarà chiaro che si tratta solo di ripristinare la correttezza e non certo di sottrarre ingiustamente denaro ai dipendenti”.
Il Comune di Borgosesia spiega:
“Per comprendere il meccanismo che ha generato questa situazione, occorre ricordare che gli stipendi pubblici sono composti da una parte fissa (tetto massimo) stabilita dal contratto, e da una parte variabile (i cosiddetti premi) che serve a remunerare le prestazioni performanti dei dipendenti distintisi nello svolgimento delle loro funzioni. Anche l’entità di questa seconda parte, molto importante nell’ottica di un costante miglioramento del servizio alla cittadinanza, non può superare i valori previsti dal contratto.
Nel 2014, una nuova norma ha imposto agli enti locali di effettuare un controllo sulla quantificazione degli stipendi erogati ai dipendenti negli ultimi dieci anni. Tale controllo ha evidenziato che nel Comune di Borgosesia, nel periodo in esame, sono stati pagati circa 600.000 Euro in più del dovuto. Alla luce di questa verifica, il Comune non poteva in alcun modo sottrarsi all’adeguamento: era chiaro che tale manovra sarebbe risultata impopolare tra i dipendenti interessati, ma era altrettanto evidente che l’inadempienza avrebbe esposto gli Amministratori, ed ancor più i dipendenti del settore amministrativo, all’accusa di danno erariale. A questo punto, quantificato il danno, esso è stato (secondo quanto prescritto dalla norma) suddiviso in 17 rate: ogni dipendente dovrà restituire, per i prossimi 17 anni, la quota annuale stabilita a seguito delle verifiche”.
“Lo snodo della questione– spiega ancora Paolo Tiramani – è che la restituzione dell’importo al bilancio del Comune va effettuata perché lo prevede la legge: l’Amministrazione non ha alcun potere d’intervento, nonostante ciò che vorrebbero sostenere le organizzazioni sindacali. Per questo, se la richiesta dei sindacati continuerà ad essere quella avanzata finora di non applicare la normativa, noi Amministratori, in pieno accordo con i tecnici competenti, non possiamo che rispondere negativamente”.
Nel concludere queste precisazioni Tiramani aggiunge: “A fronte di una vicenda che – pur con tutto il dispiacere per quanti dovranno restituire denaro che è stato loro versato erroneamente – non permette vie d’uscita, sorprende l’atteggiamento dei sindacati che, dopo aver contribuito a creare questa situazione, ora chiedono all’Amministrazione di risolvere il tutto con modalità illegittime. Richieste che noi non possiamo che respingere, nel rispetto della Legge Italiana”.





