SiAmo Vercelli: “Cambiamo il nome alle vie che ricordano le conquiste coloniali”

Una rivoluzione toponomastica di Vercelli che cancelli in primo luogo almeno una quindicina di nomi di vie, principalmente nel “rione Africa”, che si rifanno al periodo storico delle conquiste coloniali d’Italia, e poi che possa portare alla trasformazione di via Martiri del Kivu (sanguinosa rivolta congolese che fece migliaia di morti tra Hutu, Tutsi e milizie del Ruanda) a diventare via Mons. Eusebio Regge (nel rione Concordia).

Lo chiede SiAmo Vercelli con un ordine del giorno, che è stato presentato a dicembre ma verrà discusso come primo punto nel prossimo Consiglio comunale. Si tratta di un documento che prevedibilmente farà discutere assai. Perché il colpo di spugna che viene suggerito a una parte della storia della nostra nazione impressa nelle vie vercellesi (ma anche in tantissime altre città d’Italia), scalderà animi, opinioni e vis oratorie.
Le ragioni che SiAmo Vercelli utilizza per argomentare la richiesta, sono scritte nella mozione stessa. “Alcune vie, in particolare quelle comprese nel cosiddetto ‘rione Africa’ – scrivono Renata Torazzo, Gianluca Zanoni, Alberto Perfumo, Pier Giuseppe Raviglione, Luca Simonetti e Cristiano Sirianni – sono diventate anacronistiche. Adua, Agordat, Asmara, Benadir, Bengasi, Cirene, Libia, Massaua, Neghelli, Tobruk, Tripoli etc. Le vie risalgono agli anni ’40 –proseguono i SiAmo – e ricordano località in cui già allora e, per alcune di esse, anche nei nostri giorni, si verificarono eventi non proprio felici come guerre per la conquista di un impero e di un posto al sole, e per rivolte popolari con stragi di vittime innocenti”.

Ecco il link all’ordine del giorno

http://www.servizipubblicaamministrazione.it/Siti/vrcll1280/VenereAtti/2017-0057464-A03.PDF

 

Questa la cronaca dei fatti.
Rimane però una riflessione che, per una volta, vorrei sommessamente proporre.

Al di là delle decisioni che verranno prese e delle ragioni a favore o contrarie a questa proposta di rinominazione viaria, per quanto mi riguarda la storia di una Nazione, di un popolo, di una porzione della nostra società, non è e non può essere una scritta fatta col gesso su di una lavagna che si può cancellare con un colpo di spugna. Essa è scritta con le scelte, giuste, sbagliate, illuminate o criminali, che sono state fatte, è scritta con il sangue, con la paura e con il sollievo delle persone che hanno vissuto e sono morte in ogni dato periodo. La storia è un patrimonio irrinunciabile, illuminata o buia che sia. Un patrimonio che va coltivato, ricordato, studiato e conosciuto, per trarre da esso la consapevolezza dell’oggi e del futuro. Un patrimonio che compone il Dna di una società che si evolve. Un evento del passato non si cancella semplicemente raschiando via il suo nome da un cippo viario. Esso invece va compreso, si badi bene non condiviso, ma conosciuto e collocato nel suo giusto contesto. Il semplice nome di una via non cambia la consapevolezza della storia che abbiamo alle spalle.

Vivere ignorando la storia equivale a condurre un veliero in balia delle onde sprovvisto di deriva.

l.a.

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