Stupenda conferenza di Sergio Gilardino sulla Valsesia “perduta e ritrovata”

Sergio Gilardino parla al Piccolo Studio (foto Greppi)

 

“Non si va da Dio alle cose, ma dalle cose a Dio”. E’  l’insegnamento che un grande studioso della Torà aveva rivelato un giorno a Sergio Maria Gilardino e il sommo linguista vercellese ha utilizzato questa frase giovedì pomeriggio al Piccolo Studio per rendere al meglio quello che aveva provato leggendo il libro Carnet Valsesiano-Percorsi affettivi in una vale alpina scritto dalla biologa e giornalista Caterina Gromis di Trana e illustrato da Federica Giacobino.

Le due geniali amiche valsesiane, in costume tradizionale della Valle, erano sedute accanto al massimo studioso di lingue minoritarie al mondo perché la conferenza di VercelliViva, intitolata “La valle perduta e ritrovata: colori, immagini, luoghi e miti della Valsesia”, verteva proprio sul loro libro. Il libro che, narrando luoghi, colori,flora, fauna, personaggi, ambienti, insomma “le cose” ha indirizzato il pensiero di Gilardino verso Dio.

E’ stata un’ora semplicemente fantastica che ha stregato il pubblico accorso numerosissimo al Piccolo Studio, come del resto accade  sempre quando l’associazione culturale presieduta dall’avvocato Antonino Ruffino propone una conferenza di Gilardino. Tra il pubblico, il presidente della Provincia e sindaco di Varallo Eraldo Botta, l’assessore agli Eventi Culturali del Comune Gianna Baucero e il presidente dell’Atl Biella- Vercelli-Valsesia Pier Giorgio Fossale. Al tavolo, con Ruffino, il relatore e le due autrici del libro, e l’editore (anche se lui non vuol essere chiamato così) che l’ha stampato, Luigi Garavaglia. 

Il tavolo del relatore, con l’avvocato Ruffino, le autrici e Luigi Garavaglia (foto Greppi)

Ha detto Gilardino: “L’impressione è di leggere un Tempo ritrovato. Nella prefazione, si fa riferimento alla Gita al Faro di Virginia Woolf, io penso invece a Platero y yo di Jimenez o anche a Conversazione in Sicilia di Vittorini. Rispetto all’Alta Valsesia dei Walser che io ho studiato per sei anni, un mondo chiuso, che finiva contro il Monte Rosa, quella di Caterina e Federica rappresenta un mondo aperto e luminoso, fatto di luce e di immagini. Un mondo in cui la regina Margherita e il teologo Giuseppe Farinetti si trovano perfettamente a loro agio con il gheppio ‘che fa lo spirito santo’, con il picchio nero e con i cuochi dell’Ottocento che dalla  Valsesia sono andati a insegnare la grande cucina in tutt’Europa. In queste pagine non manca nulla”.

Una conferenza semplicemente mirabile, al termine della quale Gilardino ha annunciato di avere ormai concluso il suo nuovo volume (dopo quello con 40 mila lemmi della lingua dei walser) dedicato alla lingua occitana: 68 mila lemmi. E ha aggiunto che si sta apprestando a incominciare una ricerca su tutte le espressioni poetiche dei brandè, i grandi cultori della lingua piemontese.

Edm

 

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