Sontuosa serata con la chitarra di Attademo al “Ridotto” per “lI legno che canta”

Così com’era accaduto per i due precedenti concerti, quello inaugurale al Dugentesco, il 16 novembre, di Alberto Mesirca, e quello al “Ridotto” del Civico di Christian Saggese, il 2 dicembre, anche sabato il terzo concerto della rassegna “Il legno che canta” – organizzato con la Socidetà del Quartetto – ha fatto registrare il tutto esaurito, ancora al “Ridotto”.

C’erano le premesse affinché ciò avvenisse perché il protagonista, Luigi Attademo, tra i migliori chitarristi oggi in attività, vanta anche una lunga esperienza abitativa nella nostra città, incominciata nel 1990 e conclusa una dozzina di anni dopo, quando egli venne ad abitare a Vercelli per perfezionarsi con Angelo Giladino, conosciuto grazie ai corsi estivi di Lagonegro, organizzati dal suo maestro, Pino Racioppi. Per Attademo, gli anni vissuti a Vercelli, così come l’esperienza di Lagonegro, sono stati fondamentali.

Oggi il chitarrista nato a Napoli, ma di fatto cosentino, non solo è tra i migliori interpreti della chitarra (suona una bella Torres), ma è un apprezzato docente e soprattutto un ispirato e alcacre musicologo, che ama studiare in modo approfondito i testi musicali: per fare un esempio, citato sabato nella presentazione del concerto da parte del collega e amco Luigi Biscaldi, egli ebbe la possibilità di vedere in esclusiva, con Gilardino, alla Fondazione Segovia di Linares, e di studiare la versione originale del “Capriccio diabolico” scritto da Mario Casteluovo-Tedesco per Segovia: così l’esecuzione che ne ha offerto sabato è stata diversa, seppure altrettanto sfavillante, da quella offerta al Dugentesco due mesi fa da Mesirca.

Sabato, al Ridotto, affollato di chitarristi arrivati un po’ da ovunque, Attademo ha proposto un programma legato, nella prima parte del concerto, da questo fil rouge: uno “Studio” (dai Sessanta “di virtuosità e trascendenza”) dedicato da Gilardino ad un autore del passato e una musica dell’autore in questione. Così è stato per Sor, Manuel de Falla e Mario Castelnuovo-Tedesco.

Poi questo gioco di rimandi si è interrotto e Attademo ha proposto due opere monumentali: una bellissima, ma assai poco nota, se non da parte degli addetti ai lavori che l’ammirano e adorano: “La Sonata di Lagonegro” di Gilardino; l’altra invece celeberrima fin da quando, dopo averci lavorato un decennio prima di proporla al pubblico, Segovia l’aveva suonata per la prima volta nel 1935: la trascrizione per chitarra della Ciaccona, dalla Partita II per violino BWV 1004 di Bach.

Due esecuzioni di impegno sisifeo, specie se, come è successo sabato, il chitarrista aveva a che fare con i postumi di una forte malattia da raffreddamento. Ma Attademo è venuto a capo di tutto con quella naturalezza e linearità interpretativa, che il suo maestro avrebbe apprezzato, visto che Gilardino amava ripetere che la bravura assoluta di un interprete si riconosce proprio nel momento in cui il publico non è più portato a pensare che quel musicista sia “proprio bravo”. Nel concerto di sabato, Attademo ha superato la soglia della musica che deve fare effetto per sdilinquire il pubblico, per entrare nel mondo della vera arte, che si rivela per sé, come una finestra sulla musica (avrebbe detto il suo maestro) senza inutili e pleonastici marchingegni virtuosistici.

Il pubblico chitarristico ne è stato rapito,ma anche i non chitarristi hanno compreso di trovarsi difronte ad un evento eccezionale. Attademo è stato subissato di applausi e ha contraccambiato con un bis che più impegnativo non si sarebbe potuto: la stupenda suite “La Catedral” dell’autore paraguyano Agustin Barrios Mangoré.

L’avventura di questa prima edizione del “Legno che canta” procede dunque nel migliore dei modi: sabato 3 febbraio, e stavolta si ritorna dl Dugentesco, sarà la volta di un altro magnifico chitarrista, il bresciano Giulio Tampalini. Non è la prima volta che egli suona al Dugentesco. Il 31 ottobre 2009, l’allora assessore alla Cultura del Comune, Pier Giorgio Fossale, decise di omaggiare pubblicamente Gilardino, che aveva appena ottenuto il prestigioso riconoscimento “l’Artistc Achievement Award – Hall of Fame” della Guitar Foundation of America, con una serata speciale appunto al Dugentesco. D’intesa con la Camerata Ducale venne organizzata l’esecuzione del “Quintetto di Lucedio” del maestro vercellese, per chitarra e quartetto d’archi. Ed il chitarrista era stato appunto Tampalini, che non ha dimenticato quella serata a Vercelli.

Edm

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