Qualche nota sul Crocifisso ottoniano del Duomo di Vercelli

Fonte Wikipedia

Tra gli oggetti di maggiore fascino, esposti nella mostra I segreti della Vercelli medievale, ce n’è uno che è allo stesso tempo presente e assente. Stiamo parlando del maestoso Crocifisso ottoniano del Duomo, visibile nell’ultima sala assieme ai suoi tre “fratelli” provenienti dalla basilica di San Michele a Pavia, dalla Cattedrale di Sant’Evasio a Casale Monferrato e dal Museo del Duomo di Milano.

Sono tutti esposti, ma non nella loro fisicità, bensì in ottime riproduzioni fotografiche. Sarebbe un’operazione piuttosto complessa spostarli dal luogo in cui ciascuno di essi risiede, sia in termini economici, sia perché ciò comporterebbe un serio rischio di danneggiamento, visto che stiamo parlando di manufatti che hanno mille anni, anche se probabilmente con le moderne tecniche di trasporto il problema non andrebbe nemmeno posto.

Il sindaco Corsaro a fine ottobre dello scorso anno, durante l’inaugurazione in Arca, disse che il suo sogno sarebbe vederli riuniti per un prossimo evento interamente incentrato su di essi. Ragionando in termini di coerenza espositiva sarebbe l’ideale prosecuzione delle due mostre precedenti: quella sulla Magna Charta del 2019 e quella in corso di svolgimento. Si completerebbe in tal modo il racconto di un periodo in cui Vercelli conobbe uno dei suoi momenti più floridi.

Purtroppo, oggi come oggi, il progetto è di difficile attuazione, quindi bisogna accontentarsi di vedere le quattro riproduzioni, con la possibilità e il consiglio di recarsi dove sono custoditi. E se per quello di Milano e quello di Pavia bisogna attendere il via libera per spostarsi tra le regioni, per gli altri due il discorso è diverso (sempre tenendo d’occhio il colore delle zone). In zona gialla si può andare a Casale nella Cattedrale di Sant’Evasio, mentre per l’esemplare vercellese il discorso è molto più semplice.

Il Crocifisso ottoniano (appellativo che si riferisce alla dinastia originaria della Sassonia che regnò ininterrottamente nel Sacro Romano Impero dal 962 al 1024) è, senza timore di passare per campanilisti, il più raffinato e il più prezioso tra i quattro presi in considerazione. La datazione, incerta, è fatta risalire ai primi anni del XI secolo. A commissionarlo infatti fu il potente vescovo Leone (998-1026) che volle in tal modo dare un segno tangibile di quanto contasse politicamente la diocesi vercellese.

Nella relativa scheda il conservatore del Museo del Tesoro del Duomo Timoty Leonardi lo descrive «realizzato in sottile lamina d’argento sbalzata e in parte dorata, Cristo trionfa sulla morte e si mostra in tutta la sua grandezza di re, con una vera corona impreziosita di filigrane dorate e pietre preziose. Le figure di Maria e San Giovanni Evangelista sono poste ai lati estremi delle braccia a ricordare, con il loro atteggiamento dolente, l’estremo sacrificio compiuto da Cristo.» Notevoli anche le dimensioni: 327×236 cm.

Nella notte tra l’11 e il 12 ottobre del 1983 il Crocifisso, che si trovava in una cappella laterale e non come adesso al centro della navata maggiore, è stato vittima di un atto di vandalismo per via del quale è stato sottoposto a un lungo e minuzioso restauro. In Cattedrale possiamo ammirare il suo involucro, mentre l’originale riempimento in legno, cocciopesto, colofonia e cera d’api è esposto nella prima sala del Museo del Tesoro del Duomo.

Quattro anni fa fu pubblicato il libro Il Crocifisso ottoniano di Vercelli. Indagini tecnologiche, diagnostica, restauri, curato dal Saverio Lomartire, professore di Storia dell’Arte medievale all’UPO. Il volume conteneva interessanti contributi sulle pitture presenti sul retro del Crocifisso, sugli aspetti tecnico-esecutivi di realizzazione dell’opera, sulle analisi e sugli esami delle lamine, del riempimento e delle diverse gemme che decorano la corona.

In attesa che si possa tornare a visitare I segreti della Vercelli medievale (non sappiamo quando dato che occorre attendere le disposizioni del Governo) riproponiamo il video commentato dal professor Alessandro Barbero e dalla dottoressa Roberta Musso del Museo Borgogna.

m.m.

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1 commento

  1. Questo straordinario Crocifisso non poteva esser meglio raccontato che dai dotti ma .. capaci di rendersi a tutti comprensibili, noti studiosi piemontesi qui in video … faremo conoscenza con questo” Cristo Re”, probabilmente più vicino alla vera figura umana di Gesù .. oggetto, nato prima delle successive rappresentaioni medievali (come si dice nel video), come del Sacro Monte di Varallo .. fino alle ultime, “poco cristiane”, visibili in varie città nel corso del Natale 2020 .. abbiamo a Vercelli la Vera Croce del Vercelli Book!

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