Quando Olmo “piantonò” l’ambasciata di Bangkok per aiutare una bambina

 

Chi legge “La Stampa” ricorderà che non solo da oggi il neo Cavaliere Bianco del Coronavirus Carlo Olmo (in queste ore ancora a Roma) si occupa dei bambini alle prese con problemi insormontabili.

Nel dicembre del 2003, con il compianto padre Piero e con la dottoressa Giovanna Ruffin, allora praticante dello studio Olmo di via Quintino Sella, il futuro Lupo Bianco si trovò alle prese con un “caso” internazionale che riguardava una bambina thailandese di sei anni, Phornkhwan (poi conosciuta da tutti con il nomignolo Ma-Pan): la piccola, figlia di genitori divorziati In Thailandia, era stata affidata dalla giustizia thailandese  ai nonni paterni (alla nonna, per la precisione), che la spettavano a San Germano Vercellese.

Ma per un contrasto tra il ministero degli Esteri e il ministro dell’Interno, e soprattutto per l’ignavia dell’ambasciata italiana di Bangkok, non riusciva a venire in Italia, quando nel Paese asiatico né il padre né la padre potevano mantenerla.

Ebbene, già allora il Lupo Bianco decise di muoversi in prima persona e si precipitò in Thailandia andando in pratica, ad occupare l’ambasciata italia, fino a quando non ottenne, una decina di giorni dopo, il sospirato nullaosta e l’arrivo di Ma-Pan in Italia.

Perché raccontiamo questa storia (narrata allora in una serie di articoli esemplari da Giancarla Moreo su “La Stampa”)? Perché ha un seguito attuale. Ma-Pan, che da allora è sempre vissuta a San Germano Vercellese, e che si sta laureando, lunedì alle 9,30 giurerà in Comune di fronte al sindaco Michela Rosetta, ottenendo la cittadinanza italiana. Per l’occasione, la sindaca ha invitato ovviamente anche Olmo, senza il quale tutto ciò non si sarebbe mai avverato.

edm

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