Nel nome di Alby Dalmasso finanziata la ricerca per scongiurare le infezioni batteriche post-trapianto

Alberto Dalmasso

Il 3 aprile del 2016 tutto il Vercellese fu sconvolto dalla prematura scomparsa di un giovane di 27 anni di Desana, Alberto “Alby” Dalmasso, ucciso, si disse e si scrisse allora, per complicazioni dopo il trapianto di cuore. In realtà si scoprì che a provocare la scomparsa del giovane giornalista de “La Sesia” (cui qualche anno dopo fu intitolata la sala-stampa della Pro Vercelli) non fu un fallito trapianto, ma un’infezione causata da un batterio che si chiama Klebsiella pneumoniae.

Fin da allora i genitori di Alby, Domenica e Massimo, e gli amici di Alby, costituiti in una Onlus dedicata al ragazzo, che fa tantissima beneficenza, si sono presi a cuore il problema delle tantissime persone in attesa di trapianto, oppure trapiantate, che rischiano di incorrere in analoghe infezioni batteriche mettendo a rischio la vita. Finché quattro anni fa, uno dei migliori amici di Alby, Riccardo Ricci, che lavora a Zurigo per una grande Compagnia di Riassicurazione, è entrato casualmente in contatto con un medico tedesco al quale ha parlato dell’amico morto a causa di quel batterio.

Il medico gli ha detto che a Verona esiste un un’equipe medica delle Malattie Infettive del’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata, che si è presa a cuore questo specifico problema, costituendo un gruppo, coordinato da due donne, la dottoressa Elda Righi e la professoressa Evelina Tacconelli, che si chiama “Stream” (acronimo di Stewardship trapianti e approccio multidisciplinare) e che, oltre alle dottoresse Righi e Tacconelli, è composto da undici specialisti.

Stream si occupa di assistere i pazienti candidati a sottoporsi al trapianto di organi solidi, seguendoli prima, durante gli interventi e, per un lungo periodo anche nel post-trapianto. L’obiettivo è di scongiurare le infezioni batteriche: il progetto viene sviluppato a Verona, ma ovviamente, l’augurio è che si tratti di um metodo di ricerca in grado di estendersi  in tutto il Paese, e anche oltre, per salvare il maggior numero possibile di vite. Ricci, che è anche il tesoriere della Onlus “Alberto Dalmasso”, ne ha parlato subito con i genitori di Alby che sono andati ad incontrare i medici veronesi, mettendosi totalmente a loro disposizione per finanziare il loro lavoro: sinora la la Onlus vercellese ha già versato 20 mila euro a sostegno del progetto Stream.

La piattaforma Stream è una App, cui i medici possono accedere, tramite una password: l’App è doppia, comprende un’area con informazioni utili per il paziente e una seconda area, riservata, dove inserire i dati microbiologici. Ha linee guida generali e informazioni cliniche specifiche sul paziente: incrociando i dati si può ottenere un quadro d’insieme utilissimo per tenere sotto controllo, in ogni momento, la situazione. Questa App inoltre, consente di programmare con molta avvedutezza e accuratezza gli esami clinici, scongiurando ad esempio quelli inutili.

Nel nome di Alby, dunque, è assai probabile che in un domani non troppo lontano la medicina riesca a scongiurare gran parte delle infezioni batteriche: il modo migliore per onorare la memoria di un ragazzo meraviglioso, indimenticabile, che continua a mancare a tutti noi.

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