Nel nuovo Dpcm salta il riferimento ai sindaci, annunciato da Conte, sulla chiusura di vie e piazze “della movida”: chi deciderà?

Un dietro front inaspettato che, però, apre grossi dubbi su chi farà attuare la nuova norma, annunciata nella solita diretta Tv/social di ieri sera con cui il Premier Giuseppe Conte ha scandito le imposizioni del Dpcm numero dodici a cui gli italiani devono attenersi. Ieri, diceva Conte in riferiemnto ai nuovi possibilli coprifuoco da opporre al nuovo nemico “movida”: “I sindaci potranno disporre la chiusura al pubblico dopo le 21 di vie e piazze dove si creano assembramenti, consentendo l’accesso solo a chi deve raggiungere esercizi commerciali o abitazioni private”. Ma, come ha anticipato oggi l’AdnKronos, alla fine, nel testo del Dpcm che è stato firmato “spariscono i sindaci” come coloro che dovranno decidere se chiudere vie o piazze.

Insomma, la mossa, “venduta” dal premier come una risposta alla maggior autonomia rivendicata dalle autorità locali, ma che poteva tramutarsi in un “trappolone” per i primi cittadini, in caso di proteste o inefficacia, scatenando le ire di Anci e dei sindaci stessi, che hanno accusato il Governo di giocare allo scaricabarile, è magicamente scomparsa nella versione definitiva del Dpcm,  questo punto divenuto numero dodicibis.

Rimane il giallo su chi, ora, potrà decidere le chiusure. Forse i Prefetti? Insomma, il Governo dovrà ancora una volta chiarire ciò che intende con i suoi Dpcm.

Le proteste per il riferimento ai sindaci si erano comunque rincorse per tutta la notte: “Il governo, senza nemmeno affrontare il tema nelle numerose riunioni di queste ore, inserisce in un Dpcm una norma che sembra avere il solo obiettivo di scaricare sulle spalle dei sindaci la responsabilità del coprifuoco agli occhi dell’opinione pubblica” aveva detto il sindaco di Bari e presidente dell’Anci Antonio Decaro. Alle parole di Decaro erano seguite a ruota, nel giro di pochissimi minuti, quelle di Leoluca Orlando, Dario Nardella, Giorgio Gori, tutte dello stesso tenore: non scaricare sui sindaci la responsabilità del “coprifuoco”.

Ora nel Dpcm firmato e pubblicato sul sito di palazzo Chigi quel riferimento ai primi cittadini salta: “Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento – si legge nel testo approvato – può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private”. Chi deciderà è da stabilire.

Rimane la necessità, in una situazione che già è assai complicata per il Paese, per chi lavora, per i cittadini tutti, in epoca Covid, di una maggiore serietà, precisione e chiarezza da parte del Governo nella sue comunicazioni “urbi et orbi”. Almeno questo, “l’avvocato del popolo”, come si è auto definito Giuseppe Conte, lo dovrebbe agli italiani.

 

l.a.

 

Ecco il Dpc del 18 ottobre 2020

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