Vercelli – “Con i miei dipinti paesaggistici che esaltano la natura e la sua bellezza voglio lanciare ai signori della guerra il seguente messaggio: ‘Non più distruzione, rovine e macerie, ma pace sulla terra”. Sono le ultime righe di una breve autobiografia che Mario Limberti, pittore valentissimo, scomparso l’altra mattina a 92 anni aveva consegnato al critico d’arte Gigi Pensotti in previsione di una mostra che doveva essere realizzata a Vercelli: opere sue e della sorella Giuseppina, a sua volta, pittrice notevole.
Non c’è stato il tempo per organizzarla, ma questa mattina, nella chiesa di Billiemme, al termine dei funerali, leggendo la breve nota autobiografica di Limberti (a questo punto diventata una sorta di toccante testamento spitiruale) il sindaco Maura Forte ha promesso alla sorella che la mostra si farà, con l’appoggio di alcuni amici fedeli e tenaci presenti alle esequie, tra i quali, appunto, Pensotti e Gianni Marino.
Nel testo, letto da Maura Forte in chiesa, Limberti premette di essere nato “in tempo di guerra, in un mondo dove lo scontro tra uomini è stati violento e spietato”. “Per questo motivo – scrive Limberti – il mio interesse per la natura ha preso il sopravvento”.
Quindi, i toccanti ricordi di quando, da ragazzo, si divertiva a contemplare il cielo azzurro che, “anche se solcato da aerei di guerra, restava sereno e vivo con i suoi luminosi colori”:
Quindi la vocazione per il disegno, nata sui banchi di scuola, e la “rivelazione” artistica, grazie ad una mostra di Enzo Gazzone, e alla successiva frequentazione dello studio dell’artista vercellese, famoso per i suoi quadri di risaia. Da quell’incontro, la sua crescente voglia di dipingere, con l’intento di trasmettere a coloro che guardano i suoi quadri “serenità, divertimento, curiosità e apprezzamento”.
Dopo le esequie, la salma di Mario Limberti è stata tumulata nel cimitero di Billiemme.





