Il Museo Leone mette in mostra il bacino ceramico di Lucedio

Dal 26 settembre nella Sala d’Ercole del Museo Leone il pubblico potrà ammirare dal vivo il bacino ceramico di origine medievale, proveniente dalla torre campanaria dell’Abbazia di Santa Maria di Lucedio. A presentarlo il presidente del Museo Gianni Mentigazzi e il conservatore Luca Brusotto che per l’occasione hanno ospitato il presidente della Provincia Eraldo Botta e quello del FAI Paoletta Picco.

Il bacino (un recipiente in ceramica usato come elemento decorativo sulle superfici esterne di edifici religiosi e civili), già oggetto di un primo consolidamento dopo il distacco, è un piatto circolare decorato nel cavo da un quadrato e dipinto in verde e giallo. Risale agli anni ’30 e ’40 del 1200. Fino al 2007 è stato murato nel sottarco della bifora del campanile ottagonale di Lucedio, insieme ad altre tre formelle raffiguranti l’Agnus Dei, un falconiere a cavallo e uno stemma gentilizio che si pensa essere della città di Trino.

Queste tre formelle sono già state oggetto di una mostra, sempre al Museo Leone nel 2009, proprio nella Sala d’Ercole allora appena restaurata, “Jean de Soisy e gli altri. Cavalieri di pietra dal medioevo vercellese”. Una prima interpretazione critica ne propone la datazione entro la prima metà del Quattrocento a testimoniare la stagione tardogotica di arredo dell’edificio. Una diversa lettura ne mette invece in evidenza i rapporti con la cultura dei tempi di Federico II, anticipandone la datazione al pieno Medioevo.

«A una prima osservazione si nota che non è di area piemontese – ha spiegato Luca Brusotto – e nemmeno del nostro territorio. Se ne trovano di simili in Liguria e in tutta l’area del Mediterraneo, fino in Turchia. Non ne conosciamo la funzione. Qualcuno ha pensato che essendo murati fungessero da punti segnaletici quando si rifletteva il sole, ma io personalmente non propendo per questa ipotesi».

Nell’estate 2020, attraverso un accordo concretizzatosi in una convenzione di deposito con il Museo Leone e la Soprintendenza, la Provincia ha affidato la conservazione e la valorizzazione del prezioso reperto proprio al Museo Leone, da oltre un secolo custode e promotore delle memorie storiche e archeologiche del territorio vercellese.

La mostra del Museo Leone è stata allestita grazie alla collaborazione della Provincia di Vercelli e dalla Delegazione FAI di Vercelli il cui Gruppo Giovani da due anni a questa parte organizza le viste accompagnate al campanile di Lucedio. Sarà visitabile da sabato 26 settembre a domenica 4 ottobre negli orari di apertura del Museo (da martedì a venerdì dalle 15 alle 17.30, sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18). Saranno osservate tutte le norme anti Covid-19.

Ricordiamo che l’Abbazia di Lucedio è al centro di un progetto di recupero del quale la mostra è solo l’ultimo step. Di recente sono state restaurate le tre pale d’altare di Francesco Antonio Mayerle, di Pietro Francesco Guala e Filippo Abbiati, ora in custodia al Museo Borgogna. A breve invece saranno avviate grazie al Mibact le procedure per la progettazione e il restauro della navata interna della chiesa, elegante esempio di architettura barocca edificata sul corpo di fabbrica medievale.

Soddisfatto Eraldo Botta: «Una bella occasione per promuovere il nostro territorio. Ci si presenta davanti un periodo fertile, a noi spetta piantare i semi. La Chiesa di Santa Maria Assunta di Lucedio, dalla cui torre campanaria proviene il bacino ceramico, è stata acquistata dalla Provincia nel 2003 con l’intenzione di tutelarla e recuperarla, in quanto simbolo delle nostre terre e della storia della risicoltura oltre che secondo insediamento cistercense in Italia».

m.m.

Brusotto, Mentigazzi, Picco e Botta
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