Vercelli – C’era il timore che, vista la disastrosa conduzione arbitrale del signor Baroni di Firenze in Pro Vercelli-Brescia, il giudice sportivo potesse accanirsi contro le bianche casacche, già penalizzate, e pesantemente dal direttore di gare; invece, tutto sommato è andata bene: scontati gli stop di una giornata agli ammoniti (e già diffidati) Castiglia e Bergamelli, anche Ghiglione, pur colpito dal rosso diretto (per un fallo mai commesso), ha avuto una sola giornata di squalifica: ingiustamente ma poteva andare peggio.
Il Presidente Massimo Secondo, colpevole di “atteggiamento minaccioso” verso l’allenatore in seconda del Brescia (qui siamo nel campo del processo alle intenzioni) è stato inibito a ricoprire ruoli federali fino al 28 febbraio (e capirai), mentre è andata peggio al preparatore atletico (addetto al recupero dei giocatori infortunati) Giorgio Bertolone, stoppato sino alla fine di giugno: per avere preso a pugni (?!?) un dirigente e un calciatore avversario nel concitato finale. Nessuno invece ha visto gli spintoni al dottor Sulpizio.
E poi c’è il finale straordinariamente ridicolo: 3 mila euro di ammenda alla società (già recidiva – sic!) perché, udite udite, “i suoi sostenitori, per tutta la durata della gara, rivolgevano frasi ingiuriose ad un assistente”.
Qualcuno ci faccia capire: se uno spettatore grida “cornuto” (o altro) al segnalinee deve pagare la società? Ma che cosa deve fare una società di calcio? Istituire corsi di bon ton (evidentemente obbligatori) per tutti i tifosi?
Quest’ultima sanzione è semplicemente ridicola. Così come in 10 mila euro inflitti al Palermo, si badi bene, non per i “petardi, fumogeni e bengala” utilizzati dai sui tifosi (qui la società rosanero l’ha sfangata) ma, udite udite, per un cono gelato che ha colpito l’arbitro, senza procurargli (meno male) alcunché.
Edm





