L’Isde: fari accesi sull’area del Rione Cervetto e su eventuali rischi per la salute

Potrebbe esserci una situaizone di attenzione per la salute di molti concittadini che vivono nelle aree del rione Cervetto ubicate nelle immediate vicinanze degli stabilimenti da tempo dismessi della ex-Montefibre. Proprio in questi giorni, l’ISDE di Vercelli, a firma del dottor Christian Salerno, ha presentato un approfondimento dell’Osav (Osservatorio Socio-Ambientale Vercellese) svolto nel 2018, unitamente alle indagini sull’area sud del capoluogo, riguardante a un ampliamento territoriale con valutazione della realtà sanitaria dell’area residenziale Rione Cervetto, limitrofa all’ex sito produttivo Montefibre/Chatillon dismesso alla fine degli anni 80. I membri dell’ISDE, alla luce anche delle recenti analisi ambientali e provvedimenti acquisiti dagli enti preposti, ritengono rendere noti i risultati di tale studio epidemiologico che può contribuire a fornire un quadro esaustivo dell’area in oggetto.

Sulla base delle indicazioni presenti nella relazione Ambiente-Salute elaborata dal Tavolo tecnico dell’ASL VC (giugno 2018) e altri enti di riferimento si è individuata ed estratta dalla coorte OSAV 1985-2014, la popolazione potenzialmente esposta all’ex sito contaminato Montefibre/Chatillon. L’area d’interesse (parte del rione “Cervetto”) e i relativi residenti sono stati individuati nella relazione ASL VC con un raggio di 200metri dal sito; è bene precisare che non risulta indicato su quali rilievi ambientali ed eventuale storico (visto che si tratta di un sito attivo dagli anni ’20 del secolo scorso) sia stata elaborata tale modellistica di esposizione.

L’analisi statistica prevede l’elaborazione dell’indicatore di rischio SMR (tasso standardizzato di mortalità) con dati che si riferiscono al periodo dal 1985 al 2014; l’atteso è stato stimato rispetto ai tassi specifici di mortalità piemontesi pertanto gli incrementi indicano di quanto si discosta il rischio di morte per i residenti nell’area esposta rispetto al dato medio regionale. La popolazione in studio estratta dalla coorte del capoluogo  assomma a circa 4155 soggetti con 819 decessi complessivi (439 uomini e 380 donne). Sinteticamente i principali risultati evidenziano eccessi statisticamente significativi nelle donne per i tumori del colon-retto (+83%), mieloma (rischio triplo) e totale oncoematologiche + 62%. Per gli uomini invece si osserva un  +44% per le neoplasie polmonari ; nel totale generi, seppur senza conferma significativa, risultano meritevoli d’attenzione incrementi a carico di pancreas,linfoma e mieloma.

I ricercatori concludono affermando che se da un lato l’incremento per tumori del polmone nel solo genere maschile può indirizzare a possibili  cause occupazionali e/o voluttuarie (esempio fumo di sigaretta), dall’altro gli incrementi per le neoplasie ematologiche (sia per le sole donne e sia per il totale generi)  possono essere indicatore di un danno ambientale. Infine, considerati i recenti studi ambientali  nell’area con presenza di inquinanti nella zona degli orti e l’incremento di neoplasie intestinali, sarebbe meritevole approfondire un possibile nesso indagando tra i deceduti (con l’aiuto dei parenti) di chi era solito consumare ortaggi/frutta prelevati dall’area contaminata.

 

 

 

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1 commento

  1. Mi complimento per il titolo.! Cauto e stimolante! A benvedere, per ammissione degli autori, il lavoro non dimostra nulla, tantomeno di essere “attuale” e neppure la causa-effetto. Per non sbagliare, consigliano di approfondire. Giusto! E, aggiungefei, manteniamo alta la PAURA!

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